Elogio della corruzione

Corrotti e contenti. Io rubo, ma lo faccio per il bene del Paese.
(il Fatto Quotidiano, 7 giugno 2014)

Elogio della corruzione

Rubo, maneggio soldi, do mazzette
al ristorante, dietro il monumento,
per strada, in discoteca, alla toilette.
Faccio una cresta del dieci per cento,

al netto del rimborso delle spese,
per procurarmi un attico sul mare,
la barca, una casetta al mio paese,
una seconda moglie da sposare,

un’auto, una fanciulla d’alta classe
che la mia notte insonne faccia gaia,
un gruzzoletto in Svizzera esentasse
che mi renda tranquilla la vecchiaia.

Compro terreni che non valgon niente,
assoldo almeno un assessor che frodi,
ingaggio un impresario delinquente
che procuri i permessi coi suoi modi

ed una azienda che lavori in nero.
Saltan fuori così cento villette
con vista su autostrada, cimitero,
discarica e parcheggio da marchette.

Metto grandiose dighe in fondo al mare
con una tecnica unica al mondo,
corrompo in dollari, trucco le gare,
e in escort, cocaina e cene abbondo.

Finanzio il Carnevale di Venezia,
fingo di depurarne la laguna,
fo’ sì che sìano le marée facezia
ed intanto mi rubo una fortuna.

Rubo innalzando pale sui bei monti,
fanno schifo e rovinano l’ambiente,
ma architetti corrotti sono pronti
a dir trattarsi d’arte seducente.

Dopo un convegno pieno d’hostess rosse
ed una gnocca in dono a un deputato,
la pale eoliche vengon promosse
e qualche milioncin mi son rubato.

Rubo nel costruire gli ospedali
con sale operatorie innovative,
strumenti e pappagalli digitali,
barelle multiple per comitive.

Manca la luce? Non c’è ancor la strada?
Gli zingari si son fregati il rame?
Ed in attesa che qualcosa accada
e il ministero dia qualche dettame,

i primari si scopan le infermiere,
le infermiere si stan vendendo i letti
e il vescovo local cerca di avere
obiettor di coscienza benedetti?

Chi se ne frega? Ho dato le tangenti
e ho rubato milione su milione.
Rubando faccio Pil! Siano contenti.
Par che il valore della corruzione

sia sessanta miliardi d’euro all’anno,
metà di tutta quella della Ue.
Spero che prima o poi mi premieranno
per questo record vinto grazie a me.

Dicon la corruzione scandalosa,
ma è una definizion che non comprendo.
Intanto è al primo grado ancor la cosa
e fino al terzo integrità pretendo.

Per quanto infatti almeno io ne so
col Montepaschi, l’Ilva, Malagrotta
nonché con Mose, Carige ed Expo,
non siamo giunti che alla prima botta.

L’orgoglio poi non merita un urrah?
Rubando faccio economia reale,
gioia di vivere, socialità.
Basta guardar la faccia celestiale

di un sindaco pien di cozze pelose,
di un consigliere che, con la sua corte,
festeggia amanti nonché figlie spose…
Io rubo e ruberò fino alla morte!

Nota. Questa poesia è stata ispirata dall’articolo
Io rubo, ma lo faccio per il bene del paese
uscito su il Fatto Quotidiano del 7 giugno 2014
con la firma di Pino Corrias che qui si ringrazia

blog MicroMega, 31 luglio 2014

Non ci sono più i ladri di una volta

Le telefonate della Cancellieri. Ai Ligresti: “Contate su di me”. Bufera sul ministro: chiarirò in Parlamento.
(la Repubblica, 1 novembre 2013)
La ministra dei Ligresti. Cancellieri non si dimette.
(il Fatto Quotidiano, 1 novembre 2013)
Ligresti: “Una tonnellata di aragoste per i politici”.
(il Fatto Quotidiano, 2 novembre 2013)
“Non mi dimetto neanche per sogno. Giulia Ligresti poteva morire”.
Il guardasigilli: “Mai favori da Berlusconi. Lasciate stare mio figlio”.
(la Repubblica, 3 novembre 2013)
Dalla telefonatina al debituccio, i miserabili scandali dei politici nuovi.
(ibidem)
Come è umana la Cancellieri.
(il Fatto Quotidiano, 3 novembre 2013)

Non ci sono più i ladri di una volta

Il politico che impazza
sembra di una nuova razza:
misero non sol nel dire,
ma ancor più nel trasgredire,

è incapace di grandezza
pur nel far ogni schifezza
che lo stomaco rivolta.
I misfatti di una volta

non ci sono proprio più.
Nessun grande Belzebù
con la mafia stringe accordi,
mentre son lontan ricordi

le speculazion sui suoli,
le tangenti sui petroli
e sugli aeroplan comprati
da ministri intrallazzati.

Dei misfatti il cabotaggio
si è ridotto a accattonaggio
e se leggi ti convinci.
Un biglietto al gratta e vinci.

Uno shampoo per capelli.
Un peluche. Finti gioielli.
Della casa il pavimento.
Un drink., un ricevimento.

Consulenze fantasiose.
Funghi. Slip. Cozze pelose.
Ristrutturazioni ad ufo.
Cene a base di tartufo,

di aragoste e di caviale.
L’elicottero col quale
la governatrice nera
Polverini andò alla fiera

dei peperoncin piccanti.
Paghe in nero alle badanti.
Una tassa non pagata
da una crucca assai stimata

che un futuro manda all’aria.
Una scelta umanitaria
che era meglio assai non fare.
Uno squillo al cellulare.

Un veicolo lasciato
nel parcheggio del Senato.
Le vacanze senza eguali
fatte in mari tropicali

sugli yacht di altar muniti.
Malaffar da parassiti.
Qualche furto da sfigato.
L’alloggetto del cognato.

Qualche affitto di favore.
Un figliol che non fa onore.
L’escort da portarsi a letto.
In avorio un bel cornetto

che a duemila euro arriva.
La piscina, ovvio, abusiva.
Finanziarie scorribande
di padane verdi bande.

False lauree in Albania.
Nell’Italia in agonia
la politica è l’ostaggio
di banditi di passaggio

e d’infam quaraquaquà
privi di moralità.
Delinquenti da strapazzo
buoni sol per l’intrallazzo,

per lo scippo, il furtarello
fatto con il grimaldello
ed il palo sulla strada
che ai vicin di casa bada.

Senza stil né dignità,
ladri che fanno pietà
e guardandosi allo specchio
si fan schifo, ma parecchio.

blog MicroMega, 5 novembre 2013

Top