Chi ha sbagliato pagherà

Il Conta-Balle.
(il Fatto Quotidiano, 11 febbraio 2016)

Chi ha sbagliato pagherà

A ogni scandalo eccellente,
a ogni nuovo delinquente
cosa fa il toscan geniale,
da bugiardo senza eguale,

per tranquillizzar la gente?
Quello che fa sempre: mente,
promettendo con urgenza
piena luce e trasparenza

nel cercar la verità:
“Chi ha sbagliato pagherà!”
Dopo che la Cassazione
dichiarò la prescrizione

dei delitti per l’amianto
che han mandato al camposanto
tanti che hanno lavorato
a Casale Monferrato,

gridò con lo sdegno al top:
“Alla prescrizione stop!”,
ma la prescrizion tuttora
i processi alla malora

manda: infatti è ancora lì
grazie a Alfano ed al Pd.
Quando Mafia capitale
a una cena elettorale

il ducetto finanziò
un suo schiavo dichiarò:
“Noi che siamo adamantini
renderem questi quattrini

che il partito non accetta”.
Chi ha memoria ancora aspetta
non sol la restituzione,
ma anche i nom delle persone

che il partito han finanziato:
c’è la privacy, peccato!
Ricordate la cazaka
che con procedura opaca

il governo al tempo rese
al tiranno del paese?
“Grave – disse Renzi allora –
se il ministro il fatto ignora,

ma è più grave certamente
se Angelino n’è al corrente”.
E’ successo tre anni fa
e nessuno ancora sa

se Angelin sapeva o no,
ma Matteo lo confermò
a ministro dell’Interno
nel suo ignobile governo.

Ricordate il funerale
del boss nella Capitale
con carrozza strepitosa
ed i petali di rosa

che piovevano dal cielo?
Renzi disse, pien di zelo:
“Chi ha sbagliato pagherà!”.
Nel tremila o poi, chissà!

Gli scontrini di Marino
son costati a quel tapino
la poltrona comunale.
Quelli di Matteo, è normale,

non si possono vedere,
sono chiusi in un forziere,
invisibili agli umani.
Trasparenza a piene mani.

Grazie al galantuomo Boschi
e ad un Cda di loschi
Banca Etruria ha fatto crac.
L’orologio fa tic tac

poche volte ed il giullare:
“Commission parlamentare
per l’inchiesta sulle banche!
Ridaremo le palanche

a chi ormai in miseria sta!
Chi ha sbagliato pagherà!”
Beh, la Commission non c’è
e riavere quei dané…,

solo in parte, statti accorto,
forse sì, ma a babbo morto.
Questo è Renzi, cari amici,
il peggior dei malefici.

O ci diamo una svegliata
o l’Italia è rovinata,
al regime manca poco:
acqua, fuocherello fuoco…

blog MicroMega, 19 febbraio 2016

Renzi, servitore di due padroni

Ecco i vice impresentabili. Berlusconi torna al governo.
(il Fatto Quotidiano, 1 marzo 2014)
Il pm no, gli inquisiti sì.
(ibidem)
Renzusconi.
(il Fatto Quotidiano, 2 marzo 2014)
Un caso è stato risolto, ma rimangono cinque indagati.
(il Fatto Quotidiano, 4 marzo 2014)

Renzi, servitore di due padroni

Chi si ricorda cosa disse il Bomba?
“Far le riforme con quel vecchio arnese
serve per sistemare in una tomba
ogni governo dalle larghe intese!”

Infatti, oltre al governo con Alfano,
fino a ieri lacchè del Cavaliere,
il fiorentin lo fa con il caimano
e con le sue berlusconiane schiere.

Denis Verdini n’è prova evidente
e da bancarottiere è diventato
per Renzi un apprezzato consulente,
da Berlusconi tele pilotato.

Matteo pertanto serve due padroni:
uno è quello di sempre, il malfattore
che Letta si era tolto dai coglioni
e l’altro è Senzaquid, il traditore.

Berlusconi dirige la Giustizia
da dove Sua Maestà cassò Gratteri
e Renzi ha messo, in segno di amicizia,
con Costa e Ferri, due sodali veri.

Trasporti e Infrastrutture? Stessa cosa:
grazie a Lupi, il ciellin degli alfaniani,
fra due guanciali il mascalzon riposa,
sognando i grandi affari del domani.

E allo Sviluppo? Guidi Federica
di Berlusconi è più berlusconiana,
di Maurizio Sacconi grande amica,
euroscettica, supertatcheriana,

della Trilateral, imprenditrice,
coi sindacati ultrabellicosa,
all’estero delocalizzatrice,
quota azzurra assai più che quota rosa.

Anche l’altro padrone è soddisfatto.
Da Renzi giudicato un gran pistola
in occasion del vergognoso ratto
della kazaka e della sua figliola,

“Ministro dell’Interno da cacciare
e in fretta, caro Enrico, dal governo!”
Ma nell’esecutivo del giullare
è rimasto Ministro dell’Interno…

Restano sullo stesso cadreghin
dove li aveva messi Enrico Letta
Maurizio Lupi con la Lorenzin,
mentre, per fare posto alla diletta

del fiorentin campione Elena Boschi,
all’uscita si avvia sol Quagliariello.
Fra i sottosegretari no ai disboschi
e numeroso assai resta il drappello,

con tanto di inquisiti e incompetenti,
come da sempre in un governo nuovo
e han ben poco da essere contenti
gli entusiasti osannanti: “Renzi approvo!”

La moral della storia allor qual è?
Quello che luccica non è tutt’oro.
Oro non sono né il nuovo premier
né tutti quanti gli altri eroi del coro.

Renzi il Bomba, toscano parolaio,
sta raccontando un mucchio di panzane.
Un salvator? No, un ulteriore guaio
successo agli italiani alle italiane.

blog MicroMega, 4 marzo 2014

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