L’appello di Napolitano: “Rispettare le toghe. Ora riforma della giustizia”.
“Serenità e coesione per uscire dalla crisi”.
(la Repubblica, 2 agosto 2013)
“Rispettare il verdetto e riformare la giustizia”
(il Fatto Quotidiano, 2 agosto 2013)
Berlusconi: la grazia o si va al voto.
(la Repubblica, 3 agosto 2013)
Il delinquente ricatta il Colle per avere la grazia.
(il Fatto Quotidiano, 3 agosto 2013)
Quel contentino che irrita i giudici.
(ibidem)
Laide intese
Presidente, è soddisfatto
dell’ennesimo ricatto
del ben noto malfattore?
Giorgio Re, non fu un errore
affiancare a Enrico Letta,
di per sé già una macchietta,
i ministri di un partito
comandato da un bandito,
forse allor non ufficiale
ma, secondo un tribunale,
già acclarato delinquente?
Eccellenza, non si pente
di un governo a laide intese
fatto con quel bell’arnese
già prescritto, già indagato,
già imputato e condannato
a quel tempo in primo grado?
Già in passato l’Eldorado
fece al tipo balenare,
accettando di firmare
le più infami scappatoie
dalle sue legali noie:
lodo, leggi personali
anticostituzionali
e legali impedimenti.
Giorgio Re, dei delinquenti
era meglio diffidare.
Sembran santi sull’altare,
collaborativi, aperti
quando voglion compiacerti.
Ma poi fan come i mafiosi
e diventan minacciosi
quando in cambio non han niente.
Ci permetta, Presidente,
ma la pacificazione
con un noto mascalzone
gratis non la si può avere
e si è illuso il Cavaliere
che chi sta sul Quirinale
possa dire a un tribunale
di azzerar qualche processo.
Non che lei l’abbia promesso,
chi lo pensa va curato!,
ma il bandito ci ha sperato…
E poi, dopo la sentenza,
una minima prudenza
era meglio dimostrare.
Fu un errore dichiarare,
con accidental malizia,
che i problem delle giustizia
van discussi quanto prima
e che fu garbato il clima.
Meno di ventiquattro ore
e ha tuonato il malfattore:
“O la grazia o le elezioni!”
Presidente, ci ragioni:
al disastro d’oggidì
molto lei contribuì
dirigendoli a bacchetta,
perciò è ben che si dimetta.
3 agosto 2013