Tu vuo’ fa’ l’americano

Renzi guarda al futuro e negli Usa “prenota” Hillary.
Oggi cena alla Casa Bianca per 400 invitati: cibo, musica e strategie comuni.
(la Repubblica, 18 ottobre 2016)
L’ultima cena di Obama con l’“utile amico” Matteo.
(il Fatto Quotidiano, 18 ottobre 2016)
Obama, assist a Renzi. “All’Italia serve il Sì. Matteo governi anche se perde il referendum.
(la Repubblica, 19 ottobre 2016)
Barack tifa Matteo: un Sì in cambio della fedeltà.
(il Fatto Quotidiano, 19 ottobre 2016)

Tu vuo’ fa’ l’americano’

C’è Matteo alla Casa Bianca
con Agnese che lo affianca.
Ad accoglierli Michelle,
con Obama, il sole in ciel,

il giardin, le rose in fiore,
le bandiere tricolore,
stelle e strisce in ogni dove
e, a contarli, diciannove

forti colpi dei cannoni.
Gli ineffabili piacioni
recitan la loro parte
con la consumata arte

di chi sa che quel che dice
non è quadro ma cornice.
La canzone è sempre eguale.
“Questo è un uomo eccezionale

che non solo parla inglese,
ma fa il ben del suo Paese
con le splendide riforme
che daran valore enorme

all’Italia tanto amata
e da sempre prosternata
alla nostra volontà!”
Son le cose dette già

un dì a Monti e ieri a Letta,
una sintesi perfetta
del rapporto fra un padrone
e il premier di una Nazione,

che da settant’anni è schiava
e leccando il culo sbava,
sottomesso e reverente,
sulle chiappe del potente.

In più c’è la giovinezza
di un cialtron che con destrezza
offre le sue mercanzie
al suon delle sue bugie

e il particolar che Obama,
giunto all’ultimo proclama
poiché se ne andrà domani,
può lavarsene le mani:

su di lui non ricadrà
ciò che poi succederà.
“Bello, giovane ed audace
Matteo Renzi assai mi piace,

perciò spero vinca il Sì.
ma se non sarà così,
a evitare tempi bui,
faccio il tifo perché lui

vada avanti ancora un po’
anche se vincesse il No.
Beninteso…non mi impiccio,
per non fare alcun pasticcio!”

Matteo gli fa concorrenza:
“Incredibile accoglienza,
un legam forte e profondo,
un rapporto assai fecondo

col Paese dei miei crucci,
grazie al mitico Vespucci
e a chi settant’anni fa
ci ha donato Libertà

e fiducia nel domani:
i soldati americani.
Caro Obama, ti assicuro
che saremo anche in futuro

vostri fidi servitori:
nostri sono i tuoi valori.
Stelle e strisce sulla blusa,
andiam dove voglion gli Usa:

Iraq, Libia, Afghanistan
e Lettonia da doman,
ovviamente per la pace
che all’Italia tanto piace!”

Dopo questa messinscena,
una francescana cena:
agnolotti alla patata,
zucca e cacio in insalata,

le braciole di vitello,
timo con il caramello,
apple pie, tiramisù
ed il vin che fa glu glu.

Sono in quattrocento lì,
tutti quanti per il Si
per salvar lo status quo.
Basta un No e sarà sciò sciò!

blog MicroMega, 21 ottobre 2016

Rassegna stampa

Festa dell’Unità in incognito: Renzi scappa pure dai suoi.
(il Fatto Quotidiano, 28 luglio 2015)
L’ultima settimana (di nulla), il turbo di Renzi è già in ferie.
Riforme al palo, numeri ballerini e partito ai ferri corti: il premier arranca.
E il Financial Times rincara: “Il vento che lo spingeva sta scemando”.
(il Fatto Quotidiano, 1 agosto 2015)
L’Unità, il magico mondo di Matteo.
(il Fatto Quotidiano, 2 agosto 2015)
L’Expo dei record: il miliardo e mezzo che manca dai conti.
(il Fatto Quotidiano, 5 agosto 2013)
Gianluigi Pellegrino, il giurista. “Con la riforma il Senato diverrà un albergo a ore”.
(il Fatto Quotidiano, 5 agosto 2015)

Rassegna stampa

Il Financial Times attacca:
L’aliseo batte la fiacca,
lo spingeva e più non spinge,
più che fare Renzi finge”

ed un giorno dopo l’altro,
benché nell’agir sia scaltro,
i problemi van crescendo.
Dov’è andato lo stupendo

trionfator di mesi fa?
I suoi crucci? Eccoli qua.
Del Jobs Act i risultati?
Crescono i disoccupati.

La riforma della Rai
pone fine a tutti i guai?
Ma è la legge di Gasparri,
con la qual tipi bizzarri

le cui doti son misteri
vengon fatti consiglieri
con l’aiuto del caimano,
che al bulletto dà una mano.

Si è stufato di Crocetta?
Mangia tanta cacca e aspetta…
Vuole eliminar Marino,
del partito un moscerino,

un inetto, una scamorza?
Lo vuol ma non ha la forza.
Per la festa del partito
tutto è stato definito

con un suo trionfal comizio,
come quelli dell’inizio?
Poiché par cambiato il clima,
Renzi arriva il giorno prima,

evita fischi furenti
e coi suoi luogotenenti
gioca col calcio balilla
e una visita tranquilla

fa per non dare nell’occhio.
S’impegnò il tosco Pinocchio
a favore dell’Expo?
Fino ad ora male andò,

nonostante Sala celi
degli ingressi da sfaceli.
La riforma del Senato?
Condominio diventato

di condomini assai loschi,
nonostante Monna Boschi,
ha interrotto il trionfal viaggio:
si prospetta il boicottaggio

di quei gufi rosiconi
da mandar fuor dai coglioni.
Sono state intercettate
le terribili renzate

che scambiò con gran iattanza
con un capo alla Finanza?
Matteo Renzi non le spiega:
ciò che avvien nella bottega

deve stare ben nascosto,
questo è il primo presupposto.
Sulla popolarità
nutre dubbi in quantità?

Ordina mille sondaggi
che alla gente fanno i raggi
per sondarne il gradimento:
ogni dì men tot percento.

Se il Financial Times attacca
e lo vede andare in vacca,
per fortuna l’Unità
gran soddisfazion gli dà.

Il suo nuovo timoniere
ogni dì ci fa sapere
che il governo del Narciso
ci ha portato in paradiso.

“Di migliore nulla vedo!”,
canta D’Angelis, l’aedo,
che, promosso direttore,
lecca il culo al suo Signore.

10 agosto 2015

Demolition man

Renzi non cede, Letta verso le dimissioni.
(la Repubblica, 13 febbraio 2014)
“Le dimissioni non si danno per manovre di palazzo”.
(il Fatto Quotidiano, 13 febbraio 2014)
“Mi ha preso per il culo, ma ora è arrivata l’offensiva finale”.
(ibidem)
Pacco di coalizione.
(ibidem)
Letta si arrende, tocca a Renzi.
(la Repubblica, 14 febbraio 2014)

Demolition man

Col fu nipote a terra ancora caldo
ed il pugnal di sangue ancor grondante,
leggiam che si son detti Maramaldo
ed Enrico a partir dal primo istante.

Renzi: “Vogliamo che il governo arrivi
fin alla conclusion del suo tragitto,
leali nel sostegno ai tentativi
di Letta che lavora con profitto”.

Renzi: “Da mesi leggo sui giornali
che Matteo vuol fregare il posto a Letta,
ma se avessi ambizioni personali
non avrei certo avuto tanta fretta

nel candidarmi alla segreteria.
Voglio cambiar l’Italia, questo sì,
non il governo e Letta cacciar via”.
Letta: “Col segretario del Pd

lavorerem come una squadra unita”.
Renzi: “Il governo faccio lavorare,
non voglio porre fine alla sua vita”.
Letta: “Tensioni? Neanche da pensare!

E certo andrem d’accordo con Matteo”.
Renzi: “Il partito faciliterà
Enrico nel suo compito europeo
e per quest’anno premier resterà”.

Renzi: “Rifaccio il sindaco a Firenze
senza pensare a far le scarpe a Enrico.
Il governo perciò non ha scadenze
fino al duemila quindici, lo dico”.

Letta: “Fra noi c’è molta sintonia
ed il contratto per la coalizione
faremo con unica regia
per aiutare insieme la Nazione”.

Mattéo: “Enrico Letta non si fida,
ma si sbaglia poiché sono leale”.
Letta: “Di Renzi, del Pd alla guida,
fidarsi sembra proprio naturale”.

Renzi: “Il governo Letta durerà
fino alla fin dell’anno perlomeno,
anche se ha fatto poco fino a qua
e il dirlo è un eufemismo quasi osceno”.

Letta: “Sono d’accordo con Matteo
sul bisogno di avere un nuovo inizio
col qual fare alla crisi marameo,
ma sul governo è errato il suo giudizio”.

Renzi: “Nessun ti vuol fregare il posto,
ma va’ avanti! Fa’ quel che devi fare!”
Letta: “Son pronto ad un governo tosto,
un Letta bis che possa governare”.

Renzi: “Sian le riforme senza rischio,
ma il governo di Letta è un’altra cosa
e, in tutta verità, io me ne infischio!”
Letta: “L’affermazione è giudiziosa”.

Mattéo: “La staffetta Renzi-Letta
non è di certo all’ordine del giorno.
Se il rimpasto il premier vuol fare in fretta,
lo faccia pure, io non c’entro un corno”.

Letta: “Certo, non voglio galleggiare,
con grande forza ed in velocità
i problemi son pronto ad affrontare.
L’efficienza è la mia specialità”.

Renzi: “Se Letta vuole cambiamenti,
li spieghi a tutti e poi scopra le carte”.
Renzi: “Sono difficili momenti
e tanta gente della nostra parte

si chiede: “Perché mai senza votare
dobbiamo andare a Palazzo Chigi?”
Mi chiedo anch’io: “Ma chi ce lo fa fare?”
Sembran morosi fra baci e litigi…

Esce la Stampa: “Giorgio blinda Letta!”,
così il Corriere come il Messaggero.
E’ confermato: non sarà staffetta…
Poi Letta scopre: non è affatto vero!,

tutti salgon sul carro di Matteo.
Come succede da che mondo è mondo,
al vinto fanno un grato marameo
e al vincitore il cul leccano a fondo.

E nonno Giorgio? Ha perso nuovamente,
gli hanno bruciato Monti e Enrico Letta.
C’è da augurarsi che gli venga in mente
la parolina magica: “Staffetta!”

Nota. Fonte dei dialoghi:
“Pacco di coalizione” di Marco Travaglio
il Fatto Quotidiano, 13 febbraio 2014

blog MicroMega, 17 febbraio 2014

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