Sogni proibiti

Bersani: “Ma ora decidono gli italiani, cambieremo con una maggioranza politica”.
E nel Pd scatta un mini esodo: Ichino e altri quattro verso Monti.
(la Repubblica, 24 dicembre 2012)
Bersani a Monti: ora si dovranno contare i voti.
(il Fatto Quotidiano, 24 dicembre 2012)
Monti: “Mai ministro in un governo Bersani”.
(il Fatto Quotidiano, 5 gennaio 2013)
Dopo la lite Bersani apre a Monti sul programma.
(il Fatto Quotidiano, 8 gennaio 2013)
Bersani: vincerò e sarò il premier.
(la Repubblica, 8 gennaio 2013)
“Premier chi ha più voti, ma Monti non è un avversario, farò l’accordo con i centristi”.
(ibidem)
Sfida sulla premiership. Casini a Bersani: non basta vincere solo alla Camera.
(la Repubblica, 14 gennaio 2013)

Sogni proibiti

Troppo a lungo Pierluigi
nel sognar palazzo Chigi,
del potere l’Eldorado,
è rimasto in mezzo al guado.

Tutt’intorno al poverino
le sirene a far casino
a cui dir: “Sto tentennando…”.
L’abatin Pierferdinando

con la Chiesa sempre in mente.
Un ragazzo impertinente
che gli dà del nonno anziano
che dormicchia sul divano.

Un brutal giuslavorista
che con una Agenda in vista
dice: “Non sai fare i conti
e perciò corro da Monti”.

Un ploton di genuflessi
pronti a casiniani amplessi,
ché, fin dal Pd neonato,
troppo rosso l’han trovato.

Dei civili brontoloni,
tutti in abiti arancioni,
che gli spiegano che Ingroia
non vuol che il Diritto muoia.

Un esimio professore
che salì con l’ascensore
alla vetta del potere
ed or non ne vuol sapere

di tornare fra i mortali.
Banche, Europa, cardinali,
industrial, poteri forti
san che non gli farà torti

e lo vogliono lassù,
fratellino di Gesù.
Ed il povero Bersani
che sognava un bel domani

a Palazzo Chigi assiso
svanir vede il paradiso.
Strappa il cuore la sua sfida
mentre ad alta voce grida:

“E’ chi vince che governa!”
La maledizione eterna
dell’Italia democrista
sfugge al vecchio comunista

che nell’uomo col rosario
non ravvisa l’avversario:
“Coi centristi farò accordi!”
Pierluigi, te lo scordi.

Con i pugni Silvio affronti,
ma il nemico adesso è Monti!
Quello è ormai un caiman sdentato,
mentre questo è diventato,

con il loden e l’Agenda,
un’ibridazione orrenda,
peggio assai del Cavaliere:
un po’ prete e un po’ banchiere,

un po’ amico di Marchionne
ed un po’ statista insonne,
un po’ tecnico sapiente
e un po’ venditor di niente,

un po’ immondo parolaio
e un po’ fratacchion col saio,
un po’ imperator sul cocchio
e un po’ mentitor Pinocchio!

blog MicroMega, 17 gennaio 2013

Lingotto 1932-Melfi 2012

Monti a Melfi prepara la discesa in campo. “E’ solo l’inizio, serve un’Italia forte di cuore”.
Al professore gli applausi degli operai Fiat. Elkann: ora stabilità.
(la Repubblica, 21 dicembre 2012)
“Lui e Monti hanno le stesse idee, questa visita è un’operazione politica”.
L’attacco di Landini: “Il loro modello è la negazione della democrazia e della contrattazione”.
(ibidem)
Monti & Marchionne, patto di potere per guidare il paese.
(il Fatto Quotidiano, 21 dicembre 2012)
Maurizio Landini (Fiom). “Noi fuori e il Prof zitto”.
(ibidem)
Il premier sceglie Melfi per il prequel e Marchionne come testimonial.
(Pubblico giornale, 21 dicembre 2012)

Lingotto 1932-Melfi 2012

Corre a Melfi il professore
e ai non deboli di cuore
parla di una buona azione
per salvare la Nazione.

Il modello è quel Marchionne
che ogni notte passa insonne
a studiar della P2
le brutture da far sue,

distruggendo i sindacati
e legando i salariati
con la legge del terrore
da padrone del vapore.

Lingua della verità
chiama Monti ciò che fa
gli operai senza diritti,
un plotone di sconfitti

che, osannanti in bianca tuta,
han la libertà perduta.
E Marchionne, vecchia volpe,
di Bin Loden loda il golpe

col qual le riforme ha fatto.
Sergio e Mario, volpe e gatto
che da astuti malandrini
han scippato i burattini.

Ottanta anni son passati
da quel dì in cui gli antenati,
tal Benito e tale Agnelli,
presero per i fondelli

con il loro pistolotto
gli operai del neo Lingotto.
Le menzogne e le promesse
di quel tempo son le stesse,

stessi son mix e messaggi,
simil sono i personaggi,
stessi stile ed arroganza.
Non riman che la speranza

che chi al voto si prepara
ove Monti scenda in gara
voglia dir: “Non siam coglioni,
Mario torna alla Bocconi!”

24 dicembre 2012

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