Un rito trito e ritrito

Il capo dello Stato indica le urne di marzo come una “pagina bianca”: è la risposta alle ipotesi di scenari già definiti tra cui un Gentiloni bis.
(la Repubblica, 2 gennaio 2018)
Verso il voto. Dal Colle uno dei messaggi più brevi di sempre per indicare nella Costituzione la guida dopo le urne: l’attuale governo scadrà e tutti sono in lizza.
(il Fatto Quotidiano, 2 gennaio 2018)

Un rito trito e ritrito

Capodanno del diciotto.
Rituale pistolotto
dell’esimio Mattarella
che ritrova la favella

per il solito intervento,
un tot di parole al vento
nel suo bel politichese,
con l’intento ben palese

di parlar senza dir niente
come avviene abitualmente.
Ha una breve autonomia,
dodici minuti e via

dopo il mesto discorsetto
per tornar nel proprio letto
a aspettare mezzanotte
con un gruppo di marmotte.

Inno, auguri rituali
e poi con un colpo d’ali
parla di Costituzione:
settant’anni sul groppone,

la cassetta degli attrezzi
per tenere insieme i pezzi
di un difficile paese.
Non palesa il vecchio arnese

neanche il minimo rimorso
per il rischio appena corso
grazie al duo Boschi-Matteo
e al suo agire da Morfeo.

Vanta la sovranità
popolar. “Si voterà
con la legge elettorale
per le due Camere eguale!”

enfatizza senza, ahimè,
far presente però che
saran i parlamentari
da partiti e segretari

per due terzi nominati,
non dal popolo votati,
cosicché sul foglio bianco
che col suo parlare stanco

ha promesso agli elettori
han già scritto lorsignori.
Poi l’accenno assai fugace
alle gioie della pace:

in Italia mai più tombe
poiché con le nostre bombe
si muor in altre Nazioni,
ma i guadagni sono buoni

per la nostra economia.
Nella sua stracca omelia
cita pure il territorio:
“Di difesa è meritorio!”

Brucia tutto lo Stivale?
Aboliam la forestale!
Più sacchetti a pagamento!
Più trivelle e meno vento!

Più petrolio e meno sole!
Più gasdotti e meno aiuole!
Ecco il tema del lavoro
più prezioso ormai dell’oro,

essenzial question sociale
anche per il Quirinale
che una formula consiglia:
“Un lavoro per famiglia

perlomen va garantito!”
E il Jobs Act? Solo un vagito,
un ignobile bla bla
che dà la precarietà!

Sulla Ue, sullo ius soli,
sul bavaglio a quei mariuoli
dei cronisti e dei piemme
Sergio tace, lemme lemme.

Il silenzio è un sedativo
se un problema è divisivo,
meglio prenderla più bassa
e lasciar che la melassa

blocchi un popolo già inerte
che al silenzio si converte
a ogni offesa indifferente.
Grazie, caro Presidente,

poiché con il suo saluto
questo popolo seduto
ha in un amen trasformato
in un popolo sedato.

blog MicroMega, 9 gennaio 2018

Un governo a lunghe attese

“Iva e Imu, servono 8 miliardi. Volete una maxi manovra?”
Saccomanni ai partiti: non ci sono risorse per i tagli alle tasse.
(il Fatto Quotidiano, 14 giugno 2013)
Iva congelata per tre o sei mesi. Nasce un asse tra Pd e Pdl. “Basta diktat del Tesoro”.
(la Repubblica, 15 giugno 2013)
Iva e Imu, Brunetta tenta di sfiancare Letta e Saccomanni.
(il Fatto Quotidiano, 15 giugno 2013)
Le fatiche inutili nel “solarium” di Montecitorio.
Le decisioni si prendono altrove e le leggi, senza soldi, non riescono a arrivare in aula.
(il Fatto Quotidiano, 16 giugno 2013)
Lavoro, “Fornero” più leggera e sconti fiscali a chi assume. Pacchetto del fare al via, resta il nodo Iva.
(la Repubblica, 17 giugno 2013)
Nostalgia democristiana.
(ibidem)
Il “decreto del fare” per ora farà pochino.
(il Fatto Quotidiano, 17 giugno 2013)

Un governo a lunghe attese

Il governo Letta-Alfano,
sponsor Re Napolitano,
sembra più che a larghe intese
un governo a lunghe attese.

Con in mano il cacciavite
Letta, elettricista mite
che rosario e croce sposa,
finge di avvitar qualcosa,

ma in realtà fa solo il gesto
e non mette nulla in sesto.
Con il suo felpato stile
sembra un vecchio baciapile Continua a leggere

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