Gli è tutto sbagliato, tutto da rifare

Le parole rottamate di Matteo: non è più tempo per gufi.
(il Fatto Quotidiano, 19 agosto 2016)
La metamorfosi. Il ricostruttore.
(l’Espresso, 4 settembre 2016)

Gli è tutto sbagliato, tutto da rifare

Per due anni ha governato
ed ha, ahimè, tutto sbagliato,
or se vuole avanti andare
tutto quanto è da rifare.

Sta cambiando contenuti,
interventi, fan, aiuti,
comunicazion, bla bla
nonché stil e priorità.

Ciò che andava bene prima
quando euforico era il clima
non può andare bene adesso
nel contesto assai depresso.

Con l’immagine a puttane
e i sondaggi in calo immane,
col Pil che non vuol salire
e un doman da abbrividire

col certam referendario,
al ducetto è necessario
ripartire dall’inizio,
tralasciando il brutto vizio

di far il provocatore.
“Più i nemici, più l’onore!”
alla moda di Benito
è un giochetto che ha fallito,

tutto intorno è una rovina,
tipo sisma di Messina
o Amatrice di recente.
La fiducia della gente

sta calando a vista d’occhio:
han capito che è un Pinocchio.
Per non dir delle sue donne:
quelle ch’eran le colonne

dell’azione di governo
hanno un gradimento odierno
che consiglia al boss toscano
di tenersene lontano.

“Ciao Giannini!” “Ciao Madìa!”
“Maria Etruria, pussa via!”
Anche il vecchio stalinista
sotto banco è sceso in pista

per frenare il suo pupillo.
“O stai molto più tranquillo
o ci boccian le riforme
e sarà un disastro enorme

per me ex Capo dello Stato
il trovarmi sputtanato!”
Van riviste le amicizie:
calci in culo e non blandizie

a Verdini, il macellaio
detentor di mille e un guaio.
Defilato stia Angelino,
alleato clandestino

e la Lorenzin si taccia,
la fertility è fregnaccia.
Ora tocca ai rottamati:
largo ai gufi e ai sindacati,

un incarico ad Errani,
il gemello di Bersani,
un buffetto alla Camusso
fino a ier da lager russo,

l’occhiolino a Pisapia
e alla vecchia compagnia
che ruotava intorno a Prodi.
“Rosicone, se non rodi

e non voti per il No!
qualche seggio ti darò!”
L’ultima strizzata d’occhio
dell’ignobile marmocchio

è per Silvio Berlusconi:
“Torneranno i giorni buoni,
tornerà l’arcobaleno
come ai dì del Nazareno!

Rifarem le larghe intese!”
E’ il destino del Paese
vegetar nella melassa.
All’inizio Renzi scassa,

spezza, rompe, spacca tutto.
Non raccoglie nessun frutto
e ritorna democristo:
déjà vu, tutto già visto!

blog MicroMega, 10 settembre 2016

Il Signor Stabilità

Referendum, Renzi nel panico: se lo chiede il Pd, non si ritira più.
(il Fatto Quotidiano, 23 giugno 2016)
L’ultima tegola su ottobre. Ora il Sì è per l’Europa.
(il Fatto Quotidiano, 25 giugno 2016)
Renzi diventa il preferito di Draghi, Merkel e Juncker.
(il Fatto Quotidiano, 26 giugno 2016)

Il Signor Stabilità

Quando aveva il vento in poppa
da campione con la coppa
Renzi andava a tavoletta
illustrando la ricetta

con cui la Costituzione
che fa bella la Nazione
si trasforma in abominio.
Col Senato condominio

di condomini briganti
per l’immunità festanti,
ovviamente non eletti,
bensì scelti fra gli abietti

consiglieri regionali.
Con tragitti demenziali
per ratificar le leggi
fra i rimbalzi ed i volteggi.

Con un uom solo al comando.
Con Regioni messe al bando.
Del potere all’apogeo,
la sparò grossa Matteo:

“Da magnanimo premier
offro un referendum che
metta in grado gli italiani
di decidere il domani”,

ma celò che non è un dono
fatto al popolino prono,
ma è la legge che lo impone,
come da Costituzione.

Inguaribile bugiardo.
Poi, giocando anche d’azzardo,
disse: “Vinceranno i Sì
grazie a me, a Boschi e al Pd,

ma, qualora uscisse il No,
a Rignano tornerò
dalle mie persone amate.
Perciò attenti a quel che fate!”

Da giornal, poteri forti,
creduloni malaccorti,
da affaristi e faccendieri,
da politici e banchieri

s’alzò un coro, un inno al santo:
“Matteo devi starci accanto,
tu sei la stabilità!
Con te il Sì trionferà!”

Ma ecco il voto comunale,
più che un voto un funerale:
nel corteo quelli che han vinto
e il Pd che è il caro estinto,

con la scorta di un becchino.
Roma, Napoli, Torino
son la parte più evidente
di un disastro travolgente

con il No che va all’attacco.
Renzi ad evitar lo smacco
cambia subito ricetta:
“Referendum? Non c’è fretta!”,

perché passi la buriana.
Poi, cos’è questa panzana
che abbia detto Renzi un dì
che se perderanno i Si

se ne andrebbe al suo paese
coi ragazzi e con Agnese?
E’ una balla bella e buona:
chi mai lascia la poltrona?

Dir vorrebbe aver fallito,
ma qualcuno ha mai sentito
che Matteo possa sbagliare?
E poi c’è l’ultimo affare,

questa Brexit maledetta
con l’Europa che cinguetta:
“Occhio alla stabilità!”
Grazie a Renzi, eccola qua:

stabili nella melassa.
Coi banchier che fan man bassa
dei risparmi della gente.
Con Re Giorgio onnipotente.

Con il welfare che sparisce.
Col Jobs Act che impoverisce.
La Giustizia che va a troie.
Con le mille mangiatoie

di una casta che imperversa.
La ricerca che si è persa.
Con Capo dello Stato
che da quando si è insediato

di continuo par che dorma.
Con la Boschi che riforma.
Con l’addio alla libertà.
Questa è la stabilità!

Carlo Cornaglia

blog MicroMega, 4 luglio 2016

Più melassa per tutti

“Comunque resterò vicino”.
(il Fatto Quotidiano, 2 gennaio 2015)
Ora Napolitano vuole un erede che gli somigli.
(ibidem)
Lettera al Corriere. Ordine di Napolitano: “Riforme intoccabili”. E’ un soccorso a Renzi.
(il Fatto Quotidiano, 7 agosto 2015)
Re Giorgio consiglia: nuovo pressing sulle riforme. Alla ripresa dopo la pausa estiva Napolitano torna al Quirinale: colloquio di un’ora con Mattarella ancora su quel ddl Boschi che sta arrivando in Senato.
(il Fatto Quotidiano, 1 settembre 2015)
Bipartisan. L’ossessione della Seconda Repubblica.
La sindrome di Stoccolma della Festa dell’Unità renziana.
(il Fatto Quotidiano, 4 settembre 2015)

Più melassa per tutti

Giorgio è sempre sulla breccia,
pronto allo scoccar la freccia
su quel povero bersaglio
che è l’Italia allo sbaraglio.

Da fasullo riformista
questo torvo comunista
canta la stabilità
perché il nuovo è…novità,

perciò deve sembrar tale,
ma il poter, quello reale,
non ha da passar di mano:
resti a Renzi ed al caimano,

che son poi la stessa cosa,
la democrazia mafiosa.
Già al momento dei saluti
coi suoi moniti fottuti

profferì quella minaccia
che fu un gran cazzotto in faccia:
“Pur se a casa mia sarò,
su di voi vigilerò

ed il nuovo presidente
sarà erede diligente
e fedel continuatore
d’ogni mio nefando orrore”.

In effetti fu così
e l’emerito ogni dì
si batté con gran passione
contro la Costituzione.

Il distruggere il Senato
è il suo sogno ed ha operato,
con i pubblici interventi,
i suoi moniti indecenti,

le pression su Mattarella
e altre azioni da brighella,
perché infin si realizzasse
e il poter si indirizzasse

verso il solito obiettivo,
immoral, definitivo:
minoranza spappolata
e Democrazia azzerata.

Basta, ahimè, guardarsi intorno,
sembra notte pur se è giorno
e non si capisce niente:
chi ha perduto, chi è vincente,

chi governa, chi si oppone,
chi è statista, chi è trombone,
chi è per ben, chi è malfattore,
chi è il malato, chi è il dottore.

Ognun parla, ognun risponde
con sequenze invereconde
di bugie, di atrocità,
di panzane, di ovvietà.

Grazie al team della Nazione
viviam nella confusione,
pieni di malinconie
per le vecchie ideologie.

Ecco a Rimini i ciellini,
orfani dei birichini
vecchi amor Celeste e Lupi,
che, entusiasti come pupi,

plaudon di Renzi le gesta.
E dell’Unità alla festa
i piddin ecco a Milano
che gli osanna fanno a Alfano.

Ecco Renzi a Pietrasanta
che i fan del Giornale incanta,
come Silvio Berlusconi:
con Sallusti, tre amiconi.

La Democrazia collassa.
Ognor cresce la melassa
che vischiosa tutto avvolge,
ogni regola travolge,

addormenta le coscienze,
incentiva le obbedienze,
rende tutti quanti eguali,
democristi, liberali,

radical, rossi, fascisti
e padan verdi leghisti.
Grazie! a Re Napolitano.
Grazie! al fanfaron toscano.

blog MicroMega, 5 settembre 2015

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