La posta di nonno Giorgio

Lettera del Presidente della Repubblica un anno dopo la rielezione.
(Corriere della Sera, 18 aprile 2014)
De Bortolitano.
(il Fatto Quotidiano, 19 aprile 2014)
Re Giorgio, crucci e promesse: la riforme e poi me ne vado.
(ibidem)
La prosa guizzante. Tra “stato di paralisi” e “concentrica pressione”.
(ibidem)

La posta di nonno Giorgio

Anniversario della rielezione.
De Bortoli e Corriere della Sera
chiedono a Sua Maestà la recensione
di come andò la nuova primavera.

Dall’alto del suo trono il Presidente
in buon politichese ha raccontato.
“Non ho il minimo dubbio, fui vincente
in un lavoro faticoso e ingrato.

Non avrei mai voluto ritornare,
ma i pellegrini son saliti al Colle
in piena confusion per implorare
che, invece di restarmene in panciolle,

riprendessi la guida del Paese
come ho fatto nei primi sette anni.
Sol io so cucinar la larghe intese
fra il partito che è nato per gli inganni

e un vecchio malfattor pregiudicato
al momento ancor fuor dalla galera.
Mi ricordo la crisi dello Stato
nonché l’apocalittica atmosfera

di una paralisi istituzionale,
il rischio che salisse fino a qua
e si installasse dentro il Quirinale
un tipo losco come Rodotà,

il terror che le bande a Cinque Stelle
portassero il Paese alla rovina.
Di fronte a queste orrende tremarelle
per la fin dell’Italia ormai vicina

non mi restò che sfoderare il brando
e dell’esercito degli sbandati
col mio coraggio assumere il comando.
Gli italiani son sempre fortunati.

Grazie a me, ad Enrico e a Berlusconi,
con il governo detto a larghe intese
i risultati sono stati buoni:
il premier è caduto al nono mese,

per l’arrivo di un giovane messia,
senza fare nemmeno una riforma
e senza risanar l’economia.
Però sul Colle vige il nessun dorma!

Il caiman, diventato delinquente,
vien con tutti gli onori al Quirinale
ed il governo non può fare niente
che non piaccia al novello criminale.

L’economia è stata risanata,
calan le tasse senza coperture,
la legge elettoral, altra porcata,
prepara per doman nuove iatture.

Del Senato con la trasformazione
e con un premierato assai più forte
stan massacrando la Costituzione
e la democrazia mandando a morte.

Pertanto il risultato è positivo
malgrado intrighi, atteggiamenti e fatti
che di me hanno fatto un obiettivo
per il discredito dei mentecatti.

E’ ormai molto vicina la vittoria,
ma irrinunciabile resta l’impegno
di arrivar fino al giorno della gloria.
Il giorno dopo finirà il mio regno!”

Fra un tripudio di applausi ed ovazioni
inneggia all’uom del Colle il parco buoi:
“La supplichiam, Maestà, non ci abbandoni
e ancora per un po’ resti con noi!”

blog MicroMega, 23 aprile 2014

Silvio trema, Giorgio trama

Carceri, interviene Napolitano. “Emergenza drammatica, valutare amnistia e indulto”.
(la Repubblica, 9 ottobre 2013)
Ecco l’amnistia di Napolitano, svuota le celle e salva Berlusconi.
(il Fatto Quotidiano, 9 ottobre 2013)
Sono già pronti tre ddl salva-Silvio.
(ibidem)
Amnistia, immigrati e tasse, sul governo i diktat del Pdl. E la maggioranza si spacca.
(la Repubblica 10 ottobre 2013)
Ci raccontano balle, con l’indulto B. è libero.
(il Fatto Quotidiano, 10 ottobre 2013)
Blitz del Pdl su amnistia e indulto. Subito legge al Senato, ma è scontro.
(la Repubblica, 11 ottobre 2013)
Parte l’indulto salva-Silvio.
(il Fatto Quotidiano, 11 ottobre 2013)
Cancellieri: “Berlusconi escluso dall’amnistia”.
(la Repubblica, 12 ottobre 2013)

Silvio trema, Giorgio trama

Che chi è chiuso nelle celle
per le proprie marachelle
viva un infernal tormento
per il sovraffollamento,

con intimità azzerata
e rieducazion negata
contro la Costituzione,
disonora una Nazione.

Tanto più se la schifezza
dura da una lunga pezza
e chiunque n’è informato,
anche il Capo dello Stato

il qual nel corso degli anni
non si è dato molti affanni:
qualche monito qua e là,
qualche timido altolà,

qualche lacrima straziante,
qualche esortazion belante.
La questione scoppia a un tratto,
quando il Re, prima distratto,

vede che il caimano tetro,
con sofferta marcia indietro,
ridà la fiducia a Letta.
Tempestivamente detta

un messaggio al Parlamento
col supremo ammonimento:
“Su, muovetevi, poiché
così vuol la Corte Ue!”

E fra le proposte buone
inserisce il furbacchione
anche indulto ed aministia,
una doppia porcheria

che non solo i giusti offende,
ma il gran malfattor riaccende,
fa infuriare i Cinque Stelle
e rinsalda il Pdl.

Mentre i falchi e le colombe
escon dalle catacombe
inneggiando all’Uom del Colle
che non sembra più in panciolle,

si alza un coro che è un insulto:
“L’amnistia nonché l’indulto
non son per quel delinquente!”,
da ogni parte dir si sente.

Da politici, ministri,
da bla bla destri e sinistri,
da sapienti prezzolati,
da giuristi arruffianati.

“Troppo infame è il suo reato
perché un dì venga amnistiato,
l’amnistia sarebbe oscena
vista la sua lunga pena!

A chi ha un indulto usato
il secondo vien negato!
Pur l’interdizion rimane
poiché lì l’indulto è inane!”

Una banda di bugiardi,
poiché sol due dì più tardi
son piovute le proposte,
sia palesi che nascoste,

per far d’un gran malfattore
un adamantin signore.
Sono sol dei didielle?
Ben si sa che il Pdl

ha un potere di ricatto
che vien sempre soddisfatto,
per il bene del Paese,
dal governo a larghe intese.

Una cosa ci dispiace:
che Re Giorgio sia tenace
nell’agire con doppiezza.
Se vuol dare la salvezza

a chi la Nazione strazia,
può concedergli la grazia,
ma lo faccia chiaramente.
“Sempre ammesso, Presidente,

che non pensi anche al futuro
dell’ignobile figuro,
con l’alt ai tanti processi.
E’ così? Ce lo confessi…”.

blog MicroMega, 19 ottobre 2013

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