Non fiori ma opere di bene

Renzi contro tutti: Non ho perso da solo”.
(la Repubblica, 8 luglio 2018)
Platea divisa e Zingaretti all’attacco. Gentiloni se ne va: “Imbarazzante”.
(ibidem)
Il partito ibernato.
(ibidem)
Renzi al Pd: “Riperderete”. L’ultimo show contro tutti.
(il Fatto Quotidiano, 8 luglio 2018)
Scegliere il bullo o gli indecisi: il Pd frantumato dal dilemma.
(il Fatto Quotidiano, 10 luglio 2018)

Non fiori ma opere di bene

Rodomonte da Rignano
ricomincia a far baccano
del partito all’assemblea,
di parole è una diarrea.

Autocritica? Col cazzo!
Senza il minimo imbarazzo
grida accuse e lancia sfide,
fa battute e se la ride

con il solito copione.
Giammai cambia il fanfarone,
bullo sempre più arrogante,
sempre men raziocinante,

non concetti ma latrati,
non pensieri illuminati
ma gragnola di mitraglia,
non proposte ma battaglia.

Un babbeo che ha perso tutto,
che ha con i suoi error distrutto
il patetico Pd,
che una storia demolì,

ora a tutti dà lezione
col bla bla dello sbruffone.
La camicia molto stretta
che gli segna la pancetta,

abbronzato come Obama,
con la lingua che è una lama,
dagli estivi mocassini
non si toglie sassolini,

ma ciclopici macigni,
con sardonici sogghigni.
“La responsabilità
della nostra nullità

non è certo solo mia,
sono in buona compagnia!”
Ce l’ha con la minoranza
che si è opposta in ogni istanza.

“Sega il ramo ove è seduta
e si lagna se è caduta!”
Poi attacca Zingaretti
che con timidi passetti

a sinistra vuole andare.
“Non vorremo ritornare
ai Ds ed all’Unione,
la sinistra ha il pannolone!”

Se la prende con cantanti,
stampa e attori che, briganti,
son fuggiti dai piddini
per passare coi grillini.

“Non son la sinistra nuova,
ma la destra che si trova
con Salvini. Hanno lottato
contro me, Matteo sbagliato!”

Il campion dei fanfaroni
ce l’ha pur con Gentiloni:
“Credevate al falso nueve
ma si è sciolto come neve!”

Gentiloni: “Imbarazzante!”
e se ne esce sull’istante.
Alla fine la linguaccia
spara la brutal minaccia:

“Dal Pd non me ne vado,
non perché sia l’Eldorado,
ma perché sol con il giglio
gli elettor come li piglio?

Perciò il bello viene adesso:
perderete voi, al congresso
e la guerra mi farete
con la solita autorete!”

E’ spezzata la platea
fra chi è contro e sta in trincea
e chi applaude come un matto.
A rispondergli è il monatto

del Pd, Zero Martina
che del nulla è una fucina.
E capisci che è finita.
Il corpaccio senza vita

giace a terra inanimato:
Matteo Renzi l’ha ammazzato,
il partito non c’è più.
Requiem, amen, pax. Ei fu.

blog MicroMega, 13 luglio 2018

Non mollo!

Berlusconi gela i suoi militanti. “Non si vota, il governo va avanti, ma io non mollo e resto qui”.
Le lacrime del Cavaliere: io sono innocente.
(la Repubblica, 5 agosto 2013)
Lacrime di caimano: “Innocente, non mollo”.
(il Fatto Quotidiano, 5 agosto 2013)
Dal palco abusivo chiede ai suoi: assolvetemi voi.
(ibidem)

Non mollo!

Per capir quanto un potere
influenza possa avere
su onestà e democrazia
se affidato alla regia

di statisti non statisti,
liberal, santi o marxisti,
pensar basta a una nazione
che ha paura di un briccone,

ormai vecchio barbagianni,
che ha finito di far danni
poiché ha preso la patente
di accertato delinquente.

La riunion di pasdaran
inneggianti al capo anzian
in un pomeriggio afoso
fu spettacolo penoso.

Al balcone i suoi lacchè:
Bondi con la Santanché,
Capezzon, Verdini, Fitto
e il craxian P2 Cicchitto.

Col suo “c’hann scassat o’ cazzo!”
la vajassa da strapazzo
dà una nota raffinata
alla nobile adunata

che in via Plebiscito sta.
Fiume della Libertà?
E’ pozzanghera, non fiume
quella che si appella al nume

il qual per i fan è luce:
“Silvio! Silvio! Duce! Duce!”
Sventolare di bandiere
nelle mani di megere

che, mostrando l’entusiasmo,
speran di provar l’orgasmo
dell’andata giovinezza
dell’amor grazie all’ebbrezza.

Di remote provenienze
e di comunal presenze
gli striscioni danno conto:
“Siam con te noi di Bitonto,

di Trepuzzi, di Gravina
e perfin di Soresina”.
Ecco, si fa muto il coro,
poiché son comparsi loro,

la Pascal senza Dudù
e il Berlusca in total blu
pronto, a lacrime innescate,
a sparar le sue cazzate:

“Pur se il fatto non ci ammalia,
per il bene dell’Italia
il governo vada avanti!”
I delusi sono tanti,

ciascun con il suo pavese:
“Basta con le larghe intese!”
Ma si sa com’ è la ggente,
segue sempre il più fetente…

Poi la solita delizia
dell’attacco alla giustizia:
“Gli impiegati dello Stato
i qual m’hanno condannato

grazie a un comunista inganno,
certo non mi fermeranno.
Io ci sono, io qui resto,
col mio fare sempre onesto! –

Alza il ton – Sono innocente!”
Mentre esulta la sua gente,
con Francesca che lo abbraccia
spara l’ultima fregnaccia.

Il caiman grida: “Non mollo!”,
ma ha la merda fino al collo.
Da domani al Capellone
metteranno il pannolone.

5 agosto 2013

Vieni avanti, Schettino!

Il bis di Napolitano al Quirinale. Primo presidente rieletto, accetta dopo il pressing di Pd e Pdl.
(la Repubblica, 21 aprile 2013)
Alfano e Grasso ministri e l’ipotesi di due vice premier. Il programma sarà quello dei dieci saggi.
(ibidem)
Pd nel caos. E’ rischio scissione. Via la Segreteria, ora il congresso.
(ibidem)
In ginocchio da Re Giorgio. Il vincitore è Berlusconi.
(il Fatto Quotidiano, 21 aprile 2013)
A 88 anni “rimango per responsabilità”. Governissimo servito.
(ibidem)
Governo: inciucio con saggi.
(ibidem)

Vieni avanti, Schettino!

Pierluigi fu un pilastro,
ma ogni dì fece un disastro
prima e dopo le elezioni.
Col caimano Berlusconi

ritornato sulle vette,
il Pd tagliato a fette,
Matteo Renzi minaccioso
ed un Grillo vittorioso,

fu stratega straordinario
nell’ascesa al suo Calvario.
Alla caccia di un governo
che lo avesse come perno, Continua a leggere

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