Diamoci una calmata

Spillover di David Quammen (Adelphi, 2014)
Il Pil non misura la civiltà.
(Millennium, aprile 2020)

Diamoci una calmata

Quanto siamo babbei per lo stupore
col qual del virus affrontiam l’orrore
nel domandarci: “Ma perché è arrivato?
Da dove vien? Chi ce l’ha mandato?”

Con l’aiuto di uomini di scienza
cerchiam di fare l’esame di coscienza
e scopriamo col ben del’intelletto
che un po’ dopo la causa vien l’effetto

e più la causa offende la natura
più come effetto viene una sciagura.
Siamo sette miliardi e un dì saremo
molti di più se non ci fermeremo.

Abitiamo in città molto affollate
e in atmosfere super inquinate.
Stiam tagliando le ultime foreste
e violando le immacolate creste.

Distruggiamo per sete di moneta
tutti gli ecosistemi del pianeta.
A colpi d’ascia senza parsimonia
ci facciam strada in Congo, in Amazzonia,

nella Guinea e nel Madagascar
sempre a caccia del lurido denar.
Uccidiamo e mangiamo gli animali
dei pochi ambienti ancora naturali.

Veloci ci installiamo al posto loro,
fondiam villaggi e campi di lavoro,
metropoli ed industrie minerarie
per il ben delle nostre finanziarie.

Domestici animal da noi attivi
rimpiazzano gli erbivori nativi
ed allo stesso ritmo li cresciamo
col qual noialtri ci moltiplichiamo,

allevando milioni di bovini,
pecore, capre, anatre e suini
con gli zibetti e i ratti del bambù
in intensivo modo e a tu per tu.

Così facendo scateniam l’inferno:
patogeni che vengon dall’esterno
fanno sì che i domestici animali
s’infettino tra loro in modi tali

che i patogeni cambiano natura
e possono infettarci a dismisura.
Qua e là viaggiamo in continuazione,
tocchiam di tutto, animal, persone,

poi lesti sull’aereo risaliamo
ed a casa tranquilli ritorniamo.
Ci pungono le zecche e le zanzare,
smog e CO2 il clima fan cambiare.

Spostiam le latitudini e, incoscienti,
siam tentazion per microbi potenti.
La Sanità abbiamo smantellato
e i centri estetici abbiam creato.

Abbiam pontificato sulla vita
mentre il profitto vince la partita.
Abbiam difeso i ben non le persone,
sommerso coi veleni tante zone,

favorito saccheggio, scarto e spreco
e delocalizzato in modo bieco
spostando fabbriche fino in oriente
privando del lavoro tanta gente.

Abbiamo smantellato la Cultura,
del senso del dover fatto sozzura,
l’educazione civica abolita
e con la polizia sostituita.

Ma c’è di peggio. Abbiamo scelto il Pil
a misura del vivere civil.
Il Pil che cresce con gli inquinamenti,
con gli F35 e gli armamenti,

col napalm, le testate nucleari,
la distruzion di boschi centenari,
con la pubblicità alle sigarette,
con la prostituzione e le doppiette.

Il Pil che non potrà mai misurare
la concordia in un gruppo famigliare,
la Giustizia nei nostri tribunali,
la buona sanità negli ospedali,

la gioia nell’ascolto di un concerto,
l’amor fra innamorati a cielo aperto,
il tenere un bel libro tra le mani
da legger subito non l’indomani.

Che far per rimediar le scelte errate?
O il virus micidial le avrà cambiate
delle morti dopo il final conteggio
o in futuro succederà di peggio.

Errare humanum est si è detto e scritto,
ma è il perseverare che è un delitto:
basta con l’esser ciechi, sordi e muti!
Perciò, mio caro Pil, tanti saluti.

blog MicroMega, 20 aprile 2020

L’Italia riparte

Brutte abitudini. Basta un numero mensile positivo e #l’Italiariparte, ma così si mente e ci si espone a figuracce.
(il Fatto Quotidiano, 19 agosto 2015)

L’Italia riparte

Nel politico copione
il toscano fanfarone
sa dir solo, ma con arte:
“E’ l’Italia che riparte!”

E qualunque cosa accada
Renzi va per la sua strada:
“La Nazione è ripartita!”
Dicon sia diminuita

quella cassa integrazione
che con gran preoccupazione
tutti seguono ogni dì.
Il suo tweet suona così:

“E’ l’Italia che riparte!”
Abil nel truccar le carte,
il ministro del Lavoro dice:
“E’ stato un mese d’oro

con l’occupazion che cresce!”
Renzi abbocca come un pesce:
“Il Paese è ripartito!”,
ma Poletti, ahimè, ha mentito.

La riforma della scuola,
una colossale sola,
è approvata in Parlamento.
Ecco Renzi stracontento:

“Ripartito è il Belpaese!”
Poi si scopre che le attese
dei precari son tradite:
“Od al Nord tutti venite

a insegnar non si sa che
o per voi il posto non c’è!”
Rai con nuovo Cda.
Renzi twitta: “Hip hip urrà!

E’ l’Italia che riparte!”
la menzogna per lui è arte:
con la legge di Gasparri
nominò nove bizzarri

consiglieri della Rai
e invariati sono i guai
di una Raitivù obbrobriosa.
Ripartire è un’altra cosa.

Una legge elettorale
con fattezze da maiale
rimpiazzato ha la porcata
da un padan confezionata

con calderoliana arte.
“E’ l’Italia che riparte!”
il duo Renzi-Boschi esulta,
mentre è pronta la Consulta

a bocciarla nuovamente.
La rovina dell’ambiente
ci darà la Sblocca Italia,
un’oscenità che ammalia

bande d’intrallazzatori,
frotte di trivellatori,
d’inceneritori i fan
e assassini del doman.

Renzi recita la parte:
“E’ l’Italia che riparte!”
Dello zero due per cento
cresce il Pil, Renzi è contento:

“Il Paese è ripartito!,
ma non sembra aver capito
che crescendo poco assai
i quattrin non avrà mai

per calare un po’ le tasse
alle credulone masse.
Si è scoperto un altro guaio:
di kilometri un migliaio

calano le ferrovie,
fra le meste litanie
dei meschini pendolari
che, privati dei binari,

dovran muoversi in corriera.
Non è lieta l’atmosfera,
ma Matteo mente con arte:
“E’ l’Italia che riparte!”

Tante volte è ripartita,
chissà mai dov’è finita.
Grazie a Renzi che lavora,
è finita alla malora!

blog MicroMega, 24 agosto 2015

Lo Schettino di Rignano sull’Arno

Pil sotto zero: torna la recessione. Giù le Borse, allarme dell’Europa.
(la Repubblica, 7 agosto 2014)
Anche Renzi è in recessione.
(il Fatto Quotidiano, 7 agosto 2014)
Ecco il nuovo Senato dei cento. Addio al bicameralismo perfetto, finisce il ping pong sulle leggi.
(la Repubblica, 8 agosto 2014)
Riforme, l’affondo di Draghi: “Incertezza frena l’Italia. Gli Stati cedano sovranità”.
(ibidem)
Anche Draghi scarica Renzi: poco impegno per le riforme.
(il Fatto Quotidiano, 8 agosto 2014)
E il premier dice: in vacanza belli allegri.
(ibidem)
Il primo sì al nuovo Senato. Renzi: non ci ferma nessuno.
(la Repubblica, 9 agosto 2014)
Il Pd e i voti determinanti di FI. Renzi: “Ma è stato solo un caso”.
(ibidem)
Il Nazareno è servito fra baci e abbracci.
(il Fatto Quotidiano, 9 agosto 2014)

Lo Schettino di Rignano sull’Arno

E’ il trionfo del guitto fanfarone:
votata la riforma del Senato!
Quella chiesta da tutta la Nazione,
dalle città al borgo più isolato,

dalle spiagge assolate ai tanti laghi,
dalle montagne impervie alle colline.
Quella voluta dalla Ue dei draghi
nonché dalla culona oltre confine

che ci daran la flessibilità
con la quale ritorneremo ricchi,
imponendo alla crisi l’altolà.
Sicuri che un doman sarem sceicchi

grazie a un premiér ad alto potenziale.
C’è il Pil che invece di salire scende?
Ci son le esportazioni che van male?
La recessione proprio non si arrende?

Nessun timore, Renzi lo sapeva
anche se disse: “Il Pil con gli euro ottanta
dell’un per cento almeno si solleva”.
Ma il voto sol si alzò, fino al quaranta…

“L’incertezza che c’è sulle riforme
è un freno che scoraggia i capitali
ed in Italia c’è un ritardo enorme
per le riforme che sono essenziali:

il fisco, la Giustizia ed il lavoro”,
proclama Mario Draghi da Berlino
con argomentazion che ammazza un toro
ma fa il solletico al fiorentino.

“Una riforma al mese!” si è impegnato,
ma in cinque mesi non ha fatto niente
se non l’inciucio col pregiudicato
diventato Padrin Prostituente.

I trenta giorni per una riforma
per farle tutte son saliti a mille,
con il trucco che i numeri trasforma
per ingannare un popolo imbecille.

Della prima riforma siamo a un quarto,
come decreta la Costituzione
e alquanto travagliato è stato il parto.
Eppure è al massimo l’esaltazione.

Schifani e Finocchiaro, lingua in bocca,
pomician vispi come due ragazzi,
Verdini abbraccia di Matteo la cocca
per la qual sta sbavando pure Razzi

che si avvicina a Boschi a braccia aperte.
Sul tabellon ci sono i risultati
con la più ignobile delle scoperte:
i voti del caimano li han salvati!

Ora è ufficial: non c’è un governo Renzi,
ma c’è un governo Renzi-Berlusconi,
niente di niente che li differenzi.
Che ha detto infatti il re dei fanfaroni

sulla storia del Pil che va a puttane?
“Dovete allegri correre in vacanza!”,
l‘esatto bis di tutte le panzane
che Silvio raccontò, mentendo a oltranza,

su ristoranti pieni mane e sera,
milion di cellular, voli esauriti,
mentre si scatenava la bufera
che avrebbe gli italiani impoveriti.

E’ come la Concordia ormai l’Italia:
il capitano, un guitto fiorentino,
con l’amante Verdini che lo ammalia
a Berlusconi vuole far l’inchino,

ma si trova uno scoglio sulla via,
mentre folleggia con il suo amorazzo.
Muor nel naufragio la democrazia.
“Lasci la nave in tutta fretta, cazzo!”

10 agosto 2014

Nota. Il sito di MicroMega è in vacanza

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