Isoardo, baluardo lombardo

Speedy Pizza, golpe e ruspa: così Mr Lega ha liquidato B. e Renzi.
Ascesa Viminale. Da “comunista padano” a europarlamentare con staff made in Bossi.. Poi la “scalata” nazionale e la sua “pacchia”. Di Pino Corrias
(il Fatto Quotidiano, 9 giugno 2018)

Isoardo, baluardo lombardo

I

Nove-tre-settantatre,
a Milan nasce un bebé
ch’è il peggior dentro i confini
dal nom di Matteo Salvini.

Studia al classico Manzoni,
un liceo fra quelli buoni,
ottien la maturità,
tenta l’Università

dove non combina niente.
Da irrequieto adolescente
cresce pur con qualche sballo:
s’appassiona al Leoncavallo,

gioca a calcio, si ingazzosa,
cuoce hamburger, corre a iosa
a pedal per Speedy Pizza.
Poi la Lega lo elettrizza:

fa il padano comunista
e incazzato scende in pista,
ché un leghista non perdona,
contro la Roma ladrona

e la Napoli colera.
Con megafono, bandiera,
felpa, ruspa ed orecchino
tutti i giorni fa casino

nei bazar d’ogni rione:
“Secessione, secessione!”
incita la verde folla.
Fedelissimo all’ampolla

e credente nel Dio Po
come Bossi gli dettò,
la carriera è eccezionale.
Consigliere comunale

milanese, sugli scranni
sta per diciannove anni
nei qual cerca il galantuom
di spianare i campi rom

e far sì che le signore
e i baluba di colore
viaggino ben separati
in vagoni dedicati

della metro milanese.
Non soltanto. Il bell’arnese
mangia pane a tradimento
nell’odiato Parlamento

Ue per tre legislature
dove si è portato pure,
portaborse ben pagati,
i parenti fortunati

del gran capo Umberto Bossi,
dell’Europa due colossi,
ciascheduno nel suo ruolo
di fratello e di figliolo.

II

Ma la Lega va a puttane,
il declino è proprio immane:
lotte interne, quote latte,
ictus vil che Bossi abbatte,

avventure di Belsito
che depredano il partito,
Renzo, il Trota, che sputtana
padre, Lega e tanta grana.

Mentre il veteran Salvini
se ne frega dei casini
e dà corso alle sue idee
con la guerra alle moschee,

ai terroni nella scuola
e l’elogio alla pistola.
In amore è assai focoso:
a trent’anni è dolce sposo

e di un figlio buon papà,
poi divorzia là per là.
A quaranta fa una figlia
senza metter su famiglia.

Per l’amor non è mai tardi
ed arriva la Isoardi,
diligente stiratrice
delle sue bianche camicie.

Nel frattempo ormai la Lega
sta per chiudere bottega
con il suo quattro per cento.
Ecco, è giunto il suo momento,

manda fuori dai coglioni
tanto Bossi che Maroni
senza il minimo rimorso
ed inizia il nuovo corso.

Grazie a “Dio, Patria e Famiglia”,
la muffita paccottiglia
di un passato leggendario,
viene eletto segretario.

III

Il Po non è più il confine
come fu nel vecchio cine,
bensì il punto di partenza
di una Lega che ha l’urgenza

di imbonir tutto il Paese.
Basta con insulti e offese
contro Roma e il Meridione.
Lotta contro l’invasione

dei baluba e dell’Islam,
stop a tutti a questi infam!
Nuovi motti dei padani:
“Vengon prima gli italiani”

E “Padroni a casa nostra”
alla brutta faccia vostra.
Con indegne scorrerie
sfrena la periferie

fomentandone i rancori,
incoraggia gli evasori
con la gran guerra alle tasse
ed ancora non bastasse

vuol che venga molto estesa
la legittima difesa
trasformando i cittadini
in legittimi assassini.

I quattrini sputtanati
dai capoccia in tempi andati
ed al popolo sottratti?
“Me ne frego dei misfatti

della primordial bottega.
Conta sol la nuova Lega
della qual son Capitano.
Il passato è ormai lontano”.

IV

Liquidati in un baleno
Forza Italia e il Nazareno,
il caimano Berlusconi
e il campion dei fanfaroni,

cambia immagine e impersona
un sovran con la corona
ch’è non sol dominatore,
ma anche uom ricco di cuore

che si mostra, figli in braccio
e d’amore preso al laccio
da una bella seduttrice
e perfetta stiratrice,

sui settimanali pop.
Ha stravinto, è giunto al top
e “La pacchia è ormai finita”
sia per chi rischia la vita

preda degli sfruttatori
raccogliendo pomodori
o arrivando coi barconi
sfugge a fame e privazioni,

sia per i propri alleati
che Matteo si è cucinati.
Non è più il verde cazzaro,
ora è del governo il faro

dalla torrenzial favella.
Addio Sergio Mattarella,
addio Conte, addio Di Maio,
ecco un altro parolaio

che conquista gli italiani
che fra lodi a battimani
per Salvini fanno il tifo.
La morale? “Ma che schifo!”

Nota: La poesia è stata ispirata da un articolo uscito sul Fatto
Quotidiano del 9 giugno 2018.”Speedy Pizza, “golpe” e ruspa:
così Mr Lega ha liquidato B. e Renzi” di Pino Corrias che qui
ringrazio.

blog MicroMega, 20 giugno 2018

Cesa, il santo di Arcinazzo

Quarta Gamba(dilegno).
(il Fatto Quotidiano, 23 gennaio 2018)

Cesa, il santo di Arcinazzo

Cesa, nota buonalana,
ex Democrazia cristiana,
Ccd ed Udc,
di Casini signorsì,

tien da qualche tempo a balia
il neo team Noi per l’Italia,
quarta gamba del caimano.
Il politico titano

a un appello dell’Espresso
ha risposto ad un dipresso:
“Noi vogliamo candidati
puri, candidi e illibati.

Questo è un team legalitario:
casellario giudiziario
nonché carichi pendenti
chiederemo ai concorrenti

alla sfida elettorale.
Vogliam qualità morale,
pulizia e legalità,
senza se e senza ma!”

E’ lo stesso Cesa che
nel lontan novantatre,
dopo breve latitanza,
in galera fu di stanza

con la grave imputazione
di aggravata corruzione.
Era il tempo in cui Borrelli
col suo pool fece sfracelli

e Di Pietro andò all’attacco.
Cesa disse: “Vuoto il sacco!”,
senza remore e tremori.
C’era ai Pubblici Lavori

da ministro quel Prandini
che nel prendere i quattrini
era tanto spudorato
da Prendini esser chiamato.

Cesa n’era il portaborse
e infinite volte corse
dal ministro tangentaro
con le buste del denaro.

“L’impresario mi chiamava,
del lavoro si parlava,
qui una nuova tangenziale,
là un raccordo autostradale,

qui un raddoppio di corsia,
là una lunga galleria,
qui un viadotto e una rotonda,
là una nuova via di gronda.

Al ministro riferivo
il qual, collaborativo,
dava il via all’affidamento
ed a sé il cinque per cento.

Al momento pattuito
per saziare l’appetito
del ministro tangentaro
una busta col denaro

ritiravo dal cliente:
l’ammontar della tangente.
Il ministro ben pasciuto
dava a me un piccolo aiuto…”

E così tirava avanti
da brigante fra i briganti.
Dopo questa confessione
iI politico cialtrone

visse a lungo senza guai,
la Giustizia è lenta assai
e soltanto nel duemila
tre anni e mezzo gli rifila

da passare in una cella.
Ma si salverà il brighella.
Un cavillo giudiziario
gli risparmierà il calvario,

son gli scherzi del Diritto:
il reato andò prescritto,
la Giustizia infin si è arresa.
Oggi ritroviamo Cesa,

prode figlio di Arcinazzo
e birbon senza imbarazzo,
campion di legalità.
“Ferma il mondo, scendiam qua!”

blog MicroMega, 29 gennaio 2018

Dopo il boom sento un cri cri

Gli insulti e gli esorcismi di chi aveva capito tutto.
(il Fatto Quotidiano, 26 febbraio 2013)
Gli ingrillati.
(il Fatto Quotidiano, 28 febbraio 2013)

Dopo il boom sento un cri cri

Del caimano nei vent’anni
dei politicanti i danni
han raggiunto un tal livello
che un politico novello,

nato attore, si conquista
la patente di statista.
Insultato fino a ieri
con epiteti severi:

Stercorario scarabeo.
Demagogo, un antiebreo.
Stalin, Duce, affamatore.
Rosicon, ladro, impostore.

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