# lasvoltabuona

Anche la Sicilia punisce il Pd.
(la Repubblica, 16 giugno 2015)
Il tallone di Matteo, a un anno dal 40% cade il mito dell’invincibilità.
(ibidem)
Tutti contro Renzi.
(il Fatto Quotidiano, 16 giugno 2015)
Vince l’anti renzismo, il Pd si restringe ancora.
(ibidem)
Cade Crisafulli, Enna smacchia il gattopardo.
(ibidem)
Il candidato renziano sconfigge Casson, vince il sistema Venezia.
(ibidem)
Arezzo, città rossa ma non troppo. Cade il feudo boschian-fanfaniano.
(ibidem)

# lasvoltabuona

A un anno dal trionfo alle europee
con il famoso quarantun per cento,
il produttor di tante panacee
contro ogni mal di un mondo da spavento

sembra aver perso quel magico tocco
grazie al qual ogni ingenuo sognatore
aveva fatto d’un messia tarocco
della povera Italia il Salvatore.

Dopo il Jobs Act con guerra ai sindacati,
dopo gli exploit di Mafia Capitale,
dopo i mille bla bla sugli immigrati,
dopo la nuova legge elettorale,

dopo la cosiddetta buonascuola,
dopo l’assalto alla Costituzione
con il nuovo Senato ove s’arruola
la feccia ignobile d’ogni regione,

è arrivato il momento di un controllo:
è Renzi il Salvator miracoloso
nel qual speravano le ingenue folle
od è soltanto un giovane altezzoso,

un fanfarone alla ribollita,
un Pinocchio che nato a Pontassieve
ci racconta menzogne e da una vita
va a caccia di qualcun che se le beve?

Il voto sembra aver parlato chiaro:
non è l’antidoto per tempi bui,
anche se afferma il giovane cazzaro
che a perder le elezioni non fu lui.

Ha perso in mille modi differenti,
sia con i candidati più diversi
che contro i più svariati concorrenti,
ma lui fu l’obiettivo dei perversi.

Ha perso nella Arezzo della Boschi,
candidato un Matteo super renziano,
ultra cattolico, tosco fra i toschi,
battuto da un missin-berlusconiano.

Ha perduto a Venezia con Casson
dell’odiata sinistra candidato
e c’è chi dice, forse con ragion,
che sia stato il Pd che l’ha fregato.

Ha perso la Liguria con la Paita,
l’erede di Burlando, il vecchio ras,
ma fu il rottamator che tanto sbraita
a suicidarsi col tubo del gas.

Con Vladimiro Crisafulli ha perso:
dove Mirello non ha perso mai,
ad Enna, mondo siculo perverso
spesso per il Pd fonte di guai.

Ha perso nella Gela di Crocetta
col candidato Angelo Fasulo
e per far più feroce la disdetta
è stato un cinque stelle a fargli il culo.

Ha perso al Sud, al Centro, al Settentrione,
contro le destre, contro i cinque stelle,
dov’era la vittoria tradizione
e riuscivan col buco le ciambelle.

Dopo un anno di Renzi contro tutti
e di molti nemici molto onore,
saremo degli infami farabutti,
ma alla speranza ci s’allarga il cuore.

blog MicroMega, 17 giugno 2015

Un caudillo alla ribollita

La Consulta risuscita il proporzionale.
(il Fatto Quotidiano, 14 gennaio 2014)
Renzi costretto a trattare ancora con Letta e Colle.
(ibidem)
Renzi: “Falliti, vado da Silvio”.
(il Fatto Quotidiano, 17 gennaio 2014)
I ricatti di Forza Italicum.
(il Fatto Quotidiano, 28 aprile 2015)
La quinta volta di Nazarbaev eletto col 97,7%.
(la Repubblica, 28 aprile 2015)
Renzi impone la fiducia come Scelba e Mussolini.
(il Fatto Quotidiano, 29 aprile 2015)

Un caudillo alla ribollita

Col Porcellum bocciato alla Consulta
quando al governo c’era ancora Letta
Renzi, lanciato da una catapulta,
al Quirinal piombò con la ricetta

per una nuova legge elettorale.
“Maestà Napolitano, quell’Enrico
ci sta portando dritti al funerale
se non facciamo in fretta quel che dico:

la nuova legge la preparo io
con l’aiuto di Silvio e di Verdini”:
Giorgio rispose con un balbettio:
“Fa quel che vuoi con tutti i tuoi lecchini,

ma risolvimi in fretta questa rogna.
Promisi la riforma alla Nazione
che aspetta che la porti una cicogna,
ma Enrico sta facendo il lumacone”.

Il bulletto partì seduta stante
cacciando Letta da Palazzo Chigi,
rinvigorì il caimano agonizzante
e cominciò la serie dei prodigi.

Una riforma al mese innanzitutto,
il salvataggio dell’economia,
di Monna Boschi il fulgido debutto,
la Ue condotta sulla retta via,

l’abolizione del vecchio Senato
che diventò assemblea condominiale
nonché il prodigio da tutti aspettato:
l’Italicum, la legge elettorale.

Stordito dal cianciar, l’italo gregge
con la nota passion per l’uomo forte,
non capisce che con la nuova legge
e del vecchio Senato con la morte

giunge le fine della democrazia.
Grazie ai trucchetti del toscan macaco
e delle minoranze alla follia,
Nazarbaév, il dittator kazako,

al confronto di Renzi è un dilettante:
governa infatti con il novantotto
per cento del suo popolo votante,
mentre in Italia il tosco giovanotto

governerà col trenta ed anche meno.
Almeno fino a quando la Consulta
non boccerà questo sistema osceno
che la Costituzion purtroppo insulta.

Ma Renzi ben di più vorrebbe avere:
col sette e trenta che, già pronto, piove
su chi ha delle tasse il dispiacere,
il parolaio ha fatto le sue prove

per ottenere l’ùnanimità
per sé e per i fedeli del partito.
Quando presto l’Italia voterà,
ancora un passo ed ecco il plebiscito,

con il cento per cento dei votanti
che il bullo avrà con l’ultima trovata:
la scheda elettorale a tutti quanti
arriverà…per Renzi già votata.

blog MicroMega, 2 maggio 2015

Il piccolo tiranno fiorentino

Arcore sedotta dal “nemico”. Anche Pier Silvio confessa: “Tifo per Matteo, durerà 20 anni”.
(la Repubblica, 3 luglio 2014)
Democrazia autoritaria.
(il Fatto Quotidiano, 6 luglio 2014)
L’economista Marco Vitale. Una assemblea costituente contro il progetto piduista.
(il Fatto Quotidiano, 10 luglio 2014)
Via libera al nuovo Senato. Renzi: “Basta tabù, si cambia. Io autoritario? Mi fa ridere”.
(la Repubblica, 11 luglio 2014)
Il giurista Massimo Villone. “E’ una bestemmia alla Costituzione”.
(il Fatto Quotidiano, 11 luglio 2014)
Gustavo Zagrebelsky. “Gentile Boschi, le vostre riforme sono autoritarie”.
(il Fatto Quotidiano, 13 luglio 2014)
Piduisti a loro insaputa.
(il Fatto Quotidiano, 15 luglio 2014)
Stefano Rodotà. “Avremo un governo padrone del sistema costituzionale”.
(ibidem)

Il piccolo tiranno fiorentino

Riduttivo è il parlar d’eredità,
il guitto fiorentin, per quel che dice,
per quello che promette e quel che fa,
è il Cavalier, dai piedi alla cervice.

Le tecniche d’azion sono le stesse:
stregare i creduloni con i sogni,
abbindolarli al suon delle promesse,
far finta di risolverne i bisogni,

il tutto per il bene del Paese.
In realtà la ragione non è quella,
ma il superego di un briccon palese
che nostro salvatore si gabella.

I credulon non stanno solo a dritta
come avvenne per Silvio Berlusconi.
Stan pure a manca e danno, in mandria fitta,
fiducia al fanfaron dei fanfaroni.

Il quale è bravo assai, questo va detto,
al punto che la gang del Cavaliere
vorrebbe avere il fiorentin ducetto
di Forza Italia come timoniere.

Gli disse Berlusconi: “Mi assomigli”
ad Arcore nei giorni dei preludi.
E lo apprezzano alcuni dei suoi figli.
Piace a Marina e a suo fratello Dudi:

“Dopo papà, mi sembra sia il più bravo
e spero metta fine ai tempi bui.
Io per quello che fa non solo sbavo,
ma con tutto il mio cuor tifo per lui!”

Piace a Barbara: “Vuol cambiar le cose,
da lui mi sentirei rappresentata”.
Piace a Francesca che al caimano impose,
ad elezion primaria conquistata,

una chiamata per i complimenti.
Renzi non piace solo ai famigliari,
piace pure ad amici e conoscenti
che con il Cavaliere fanno affari.

Doris: “Io faccio il tifo per Matteo”.
Confalonieri: “E’ un Silvio giovinetto”.
Lo assumerebbe al vol Dell’Utri, il reo.
Sandro Bondi: “Con lui feeling perfetto!”

Piace a Briatore che lo vuol votare.
Per Signorini, il direttor di Chi,
alla pancia di tutti sa parlare.
E Lele Mora infin lo definì:

“Uno strafico molto seducente
e con viso ch’è molto sensuale”.
Mentre si accinge tutta questa gente
a salir, nel tripudio generale,

sopra il carro del fiorentin portento
che verso un alto precipizio avanza,
nel Paese si annuncia il lieto evento:
la dittatura della maggioranza.

Poiché portano a questo le riforme
frutto del patto con il piduista,
dei moniti da un Colle che non dorme
e della consulenza di un leghista

che per le sue porcate è a tutti noto.
Il Piano di rinascita di Gelli
con Matteo Renzi si è rimesso in moto
e la democrazia farà a brandelli.

Non sarà né un Benito né un Baffone
né un Hitler né un Peron con la sua Evita,
ma avremo, grazie al tosco fanfarone,
la dittatura della ribollita.

blog MicroMega, 15 luglio 2014

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