Qualis pater, talis filius

Referendum prostituzionale.
(il Fatto Quotidiano, 28 settembre 2016)
Trova le differenze, Matteo e Silvio. Casco, lavagna e alleati: gli stessi.
(il Fatto Quotidiano, 30 settembre 2016)
Sul settimanale di Berlusconi. La comunione della figlia, Agnese e qualche spot.
(ibidem)
I miracoli di un Santo Pop: a Silvio tutto è perdonato.
(il Fatto Quotidiano, 1 ottobre 2016)
Infermieraaaaah!
(il Fatto Quotidiano, 2 ottobre 2016)

Qualis pater, talis filius

A settembre, il ventinove,
il Paese si commuove:
Silvio, il vecchio barbagianni,
ha compiuto gli ottant’anni.

Tutti inneggiano al Banana:
panegirici, peana,
plausi, osanna, encomi, auguri,
che trent’anni ancor ci duri…,

gli pervengon da ogni parte.
E’ l’oblio in Italia un’arte
coltivata ed alla grande:
Silvio ci ha messi in mutande,

ha corrotto con dovizia,
ha adattato la Giustizia
alle proprie convenienze,
ha comprato le sentenze

e un bel po’ di Parlamento,
ha mentito a ogni momento,
ha tradito le promesse,
ha curato il suo interesse,

ha aiutato i malfattori,
favorito gli evasori,
ha distrutto il Belpaese
peggio di una guerra al mese.

Eppur tutti lo han lodato:
organismi dello Stato,
vecchi rivoluzionari,
leccacul, ladri, compari,

giornalisti intransigenti,
ex nemici compiacenti,
vecchi amori, signorsì
e più di mezzo Pd.

Per timor dei tempi bui
di un doman senza di lui
fra sé e sé ciascun si chiede:
“Lascerà Silvio un erede

che con lui faccia staffetta?”
La risposta arriva in fretta.
Chi abolì in quattro e quattro otto
quell’Articolo diciotto

che tutela chi lavora?
Chi ha mandato alla malora
la Giustizia e i magistrati
trasformati in imputati?

Chi difende gli evasori?
“Dalla Rai i partiti fuori
da domani!” chi lo disse,
per poi far l’apocalisse

con chi sembra a lui contrario?
Chi il Porcellum leggendario
in Italicum cambiò
e il maial si reinventò?

Sulla prima casa chi,
come Silvio fece un dì,
tagliò l’Imu anche ai ricconi
con ingenti patrimoni?

Chi della Costituzione
fa un orrendo zibaldone,
vuol che la democrazia
in un amen vada via,

del Senato fa sterminio
riducendolo a abominio
e col bicameralismo
gioca con funambolismo?

Chi governa con Alfano,
come un dì fece il caimano,
con Cicchitto e con Verdini,
l’uomo dai mille casini?

Le Olimpiadi chi le vuole,
pur se è chiaro come il sole
che son soldi sputtanati
per noi che siamo spiantati?

Chi, come Silvio tutti i dì,
coi suoi cari va su “Chi”?
Chi vuol, come un dì l’Ometto,
fare il Ponte sullo Stretto?

Chi scrivendo alla lavagna
ci racconta la cuccagna
del suo Patto per l’Italia
che i fan creduloni ammalia?

Chi col casco da cantiere,
come fece il Cavaliere,
ogni giorno taglia nastri
anche sol per tre pilastri?

E’ un curriculum perfetto
per l’erede dell’Ometto
il cui nom alto rimbomba:
“Il suo erede è Renzi, il Bomba!”

blog MicroMega, 7 ottobre 2016

Contrordine, compagni!

Il voltagabbana coerente.
(il Fatto Quotidiano, 23 agosto 2016)
Contrordine amici! Dal “se perdo lascio” al “non cambia nulla”.
(ibidem)

Contrordine, compagni!

Approvata in Parlamento
la riforma da sgomento
che della Costituzione
fa un orrendo zibaldone,

il ducetto di Rignano
minacciò ogni italiano
di un atroce finimondo:
“Se voi manderete a fondo

la riforma della Boschi,
torneranno i tempi foschi,
poiché se vincono i No!
a Rignano tornerò!”

“Io non son vecchia maniera
e rinuncio alla carriera
a partir dall’indomani
se mi boccian gli italiani!”

“E’ question di dignità,
non son un quaraquaquà
che si attacca al suo sedil
impiegando il Vinavil!

Se l’Italia non mi vuole,
me ne vo’, alzo le suole!”
“La clessidra è già girata:
basta un No! a me e alla fata

e non ci vedrete più.
Addio a tutta la tribù!”
“Se uno perde la sua sfida
non può rimaner la guida

di color che l’han bocciato:
riconosce che ha sbagliato
ed in fretta se ne va.
E’ question di serietà!”

“Con il No! cambio mestiere,
me ne frego del potere.
Io dagli altri son diverso,
me ne vado quando ho perso.

Sarò un bravo cittadino
anche senza cadreghino”.
“Sua Maestà Napolitano
la Nazion mi ha messo in mano

affinché la riformassi,
ma se i Sì! saranno bassi
ed arriva un No! compatto,
è normal prenderne atto”.

“Son politico di rango:
io, se perdo, non rimango!”
A sentir che il fanfarone
può por fine a una stagione

di parole e di bugie,
di intrallazzi e mangerie,
di lavoro malpagato
e di guerra al sindacato,

gli affaristi ed i banchieri,
i boiardi e i finanzieri,
la Ue e i media americani
nonché gli industrial nostrani

sono insorti ad una voce:
“Con il No! la fine è atroce,
ché con Renzi se ne va
anche la stabilità!

Italiani, state attenti:
c’è da essere sgomenti
poiché certa è la rovina
se va Renzi in naftalina!”

Dura poco la paura,
poiché la tosca creatura
ha capito finalmente
che il No’ può esser vincente,

obbligandolo al ritiro.
Abile come un fachiro
con la torcia nella gola,
si rimangia la parola:

“Sì? No? Io me ne strafotto,
voteremo nel diciotto.
Che il No! vinca oppure perda,
resterete nella merda,

poiché non torno a Rignano!”
Va capito il ciarlatano:
se ritorna al suo paese,
a aspettarlo trova Agnese.

blog MicroMega, 29 agosto 2016

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