Tromba, trombone e trombetta

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L’accusa di Napolitano ai partiti. “Imperdonabile non fare le riforme, ora un governo con tutte le forze”.
Il Capo dello Stato avverte: trarrò le conseguenze se sarete sordi.
(la Repubblica, 23 aprile 2013)
Inciucio o vado via. Berlusconi: viva Napolitano
(il Fatto Quotidiano, 23 aprile 2013)
Finalmente insieme. Applausi e lacrime tra B e democratici.
(ibidem)
Il Pd si affida alle scelte del Colle, ma sul governo è ancora scontro.
(la Repubblica, 24 aprile 2013)
Delega in bianco al Colle. I democratici non decidono. La direzione approva un odg che dice tutto e niente.
(il Fatto Quotidiano, 24 aprile 2013)
Governo Letta, battaglia sui ministri.
(la Repubblica, 25 aprile 2013)
Berlusconi: niente governo fino al mio ritorno dagli Usa. “E pari dignità o si vota”.
(ibidem)
Per fare un governissimo ci vuole B.
(il Fatto Quotidiano, 25 aprile 2013)

Tromba, trombone e trombetta

Il partito non c’è più.
E’ un insieme di tribù,
faide, esseri rissanti,
sordidi politicanti,

turchi giovani, renziani,
ulivisti, dalemiani,
veltroniani, popolari,
coi pugnali e coi rosari

trasformati in Giuda e Bruti,
traditori vili e astuti,
fino al top della vergogna:
non saper gestir la rogna

di votare un presidente,
se non ottimo, decente.
Inciuciar coi pidiellini?
Prima vittima, Marini

che il caiman lieto approvò,
ma travolto fu dai no.
Poi i campion di masochismo
hanno dato l’ostracismo

a Romano, il fondatore
e han respinto con orrore
un dei loro, Rodotà,
campion di moralità,

difensore di diritti,
ma proposto con gli editti
degli infami a Cinque Stelle
e, perciò, certo un ribelle.

Giorgio Re così tornò,
la Costituzion scordò,
per il bene del Paese
imponendo larghe intese,

il programma di governo,
i ministri ed un paterno
e presidenzial ricatto:
“O accettate o me la batto!”

Direzione del Pd:
la masnada nel dir sì
al voler del Quirinale
celebra il suo funerale,

senza scegliere un premier
da proporre a Giorgio Re
che all’inciucio tutti invita.
Finalmente è ormai finita

la kermesse delle supposte
che è durata senza soste
dalla fin delle primarie,
essenziali e necessarie

per legittimar Bersani
contro i grilli ed i caimani,
ma in realtà, come d’usanza,
per causarne la mattanza.

Un terzetto sale in vetta.
Primo, il grigio Enrico Letta
che dal dì nel quale è nato
ha l’inciucio incorporato,

per la gioia dello zio
e del nonno sul pendio.
Il secondo è il Cavaliere
che così torna al potere

pur se al voto fu sconfitto
e il timone punta dritto
sul governo che verrà
e sul Colle dove andrà,

evitata la galera,
a finir la sua carriera.
Resta il terzo personaggio,
Giorgio Re, arbitro saggio

sol per la Costituzione,
ma in realtà grande volpone
che regala lo scudetto
al peggiore del terzetto.

blog MicroMega, 26 aprile 2013

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