III

Giunge il tredici febbraio
e si vede il pifferaio
con un seguito nefando
di ectoplasmi ormai allo sbando,

quelli che, incensato Letta
fino a ieri, in tutta fretta
oggi l’hanno abbandonato
col pugnale nel costato.

Direzione del PD:
i no a Renzi ora son sì,
cambia il santo sull’altare,
cambia il culo da leccare.

Un governo straordinario
eccellente, leggendario:
otto maschi ed otto donne,
finalmente le colonne

di un governo del Paese
dopo secolari attese.
Sanità alla Lorenzin
che ha salvato il cadreghin

che le aveva dato Letta.
Monna Boschi, la diletta
di colui che giammai dorme,
è il ministro alle Riforme.

Contro la burocrazia
c’è Marianna, la Madìa,
viso rinascimentale.
La Difesa nazionale

è affidata alla Roberta,
la Pinotti è sempre all’erta.
L’istruzione alla Giannini
gli Esteri alla Mogherini.

Per impreziosire il gruppo
c’è la Guidi allo Sviluppo,
emiliana imprenditrice,
gran delocalizzatrice,

una che per la Camusso
gradirebbe un lager russo,
super mega tatcheriana
e più del caiman caimana.

Anche i maschi non son male.
All’Economia, è normale,
ci va Padoan cioè
l’uomo della BCE.

Per Matteo la banderuola
Angelino era un pistola
nel governo precedente:
ora torna, come niente,

da ministro dell’Interno.
Franceschini, che con scherno
detto fu vice disastro
dal ciarlone, adesso è un astro:

da Veltroni ha fatto abiura
e gli ha dato la Cultura.
La Giustizia va ad Orlando
dopo il gesto miserando

del Padrin del Quirinale
che con mossa assai brutale
cassò il nome di Gratteri,
magistrato fra i più seri.

Per Trasporti e Infrastrutture
ci saran le attente cure
di quel Lupi che fa affari
per i correligionari

della cricca di CL,
specialista in marachelle.
Al Lavoro va Poletti
che fu ospite ai banchetti

di un romano galeotto.
Sull’articolo diciotto
fregherà il lavoratore.
Dei padroni è il servitore.

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