Salvineide – In rime il mito di capitan Mojito

Nota introduttiva

di Andrea Scanzi

«Non si appassionerà certo la gente/ poiché non è per nulla divertente,/ con il caimano e il fanfaron sghignazzi/ ma con il verde Capitan t’incazzi».

Così scrive, in questo libro non meno che prodigio – so, Carlo Cornaglia. Ha ragione e torto. Ragione, per – ché con Salvini in effetti ci si incazza (ma pure con gli altri due, e parecchio). Torto, perché in queste pagine ci si appassiona eccome. Tenere un livello alto per più di duecento pagine, esercitando l’arte nobile e rara della perigliosa satira in versi, è impresa assai improba. Ep – pure l’autore sembra – anzi no: è – così invidiabilmente naturale e felicemente leggero nel non sbagliar mai nul – la. Più che scrivere in versi per un libro intero, sembra quasi prendere un caffè al bar. La naturalezza esibita è quella lì. Beato lui! Già solo pensare a una biografia in endecasillabi è una pazzia meravigliosa. Se poi scegli come soggetto un ti – zio che ha detto una cosa giusta (in pubblico almeno) giusto una volta a vent’anni, per giunta intervistato da Mengacci e dunque non esattamente da Biagi o Monta – nelli, allora vuol dire che tu – con la follia – vuoi proprio avere un rapporto privilegiato. Questo libro è un piccolo capolavoro di irriverenza sa – tirica insistita. È come se Cornaglia, sempre col sorriso sulle labbra dell’uomo distinto, prendesse a calci sugli stinchi Salvini dall’inizio alla fine, senza però mai farsi vedere dall’arbitro. E rendendosi pure simpatico ai ti – fosi di entrambe le tifoserie, perché a ben pensarci quei calcetti ci stanno tutti. Se fossi Salvini, mi sentirei quasi orgoglioso di essere stato preso per il culo così bene. Ma è anche vero che, se fossi Salvini, questo libro non lo capirei: troppo arguto, troppo intelligente. Troppo ben scritto: schiena dritta e penna vivida, onestà intellettuale e passione civile. Del resto Salvini è uno che continua a dire di amare Fabrizio De André, sebbene al massimo di Faber abbia compreso giusto il «la la la la la la la la» de Il Pescatore. Voi, invece, il libro lo capirete eccome. E lo amerete. Divertendovi, e incazzandovi, dal primo all’ultimo en – decasillabo. Buona lettura.

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