“Mille giorni, ultima chance o c’è il voto anticipato. Ma noi puntiamo al 2018”.
(la Repubblica, 17 settembre 2014)
Il ritornello dell’ultima chance di Filippo Ceccarelli.
(ibidem)
L’ultima chance
E’ una strana Nazion la nostra Italia,
sono una strana stirpe gli italiani
che hanno bisogno di qualcun che ammalia
e assicura un doman dopo il domani.
L’ultima chance da sempre fu chiamata,
ma la penultima da sempre fu
poiché questa Nazione disgraziata
da sempre è con l’abisso a tu per tu.
Napolitano Monti ci donò
sulle macerie che lasciò il caimano
ed Emma Marcegaglia proclamò:
“L’ultima chance del popolo italiano!”
Dopo il disastro dei professoroni,
il folle risultato elettorale
e il ritorno di Giorgio alle concioni,
ecco il nuovo messia del Quirinale:
“Al democristo Letta do il timone!”
Non ancora la prima fra i renziani,
a dir: “L’ultima chance per la Nazione!”
nell’occasione fu la Serracchiani.
Appena eletto leader del Pd,
l’ultima chance la sventolò Matteo:
“Rottamo sopra, sotto, qui e lì
senza fare ad Enrico marameo
e poi la nuova legge elettorale
consentirà di uscire dalla melma.
L’ultima chance, poiché, se andasse male,
ci salverà soltanto il Mago Otelma!”
Chiamato Berlusconi al Nazareno
e firmato l’accordo col compare,
dirà: “Se non funziona il patto osceno
solo Goldrake l’Italia può salvare!”
A pugnalate fatto fuori Letta,
che pure il Quirinale ha fatto fesso,
dettò alle Camere la sua ricetta:
“L’ultima chance abbiamo: qui e adesso!”
Parlò d’ultima chance a Porta a porta
e a Che tempo che fa: “Ce la faremo!”
L’ultima chance anche a Bruxelles esporta
con la promessa: “Non la falliremo!”
Poi dopo “maratona”, “freccia rossa”,
“il vento in faccia”, “una riforma la mese”,
“sull’onda in piedi”, “il blitz”, “lo sprint”, “la scossa”,
il libro di un atleta giapponese,
“L’arte di correre”, di Mukarami,
l’iPhone, l’iPad, le slide, l’adrenalina,
le sfide ai rosiconi ed i proclami,
la soluzion non par così vicina.
I nostri guai rimangon sempre lì,
la Ue non ci ha concesso ancora nulla,
come nulla è cambiato nel Pd,
la crescita boccheggia nella culla,
il Pil non sal, non c’è l’assalto ai forni,
ma qualche sindacato si scalmana,
i cinque mesi ormai son mille giorni
e par l’ultima chance ben più lontana.
E’ la penultima quella che arriva.
La moral della storia allor qual è?
Chi ai pifferai per strada fa gli evviva,
chi sostiene che Renzi sia un premier
e non il solito democristiano
che quel ch’è rosso vuole eliminare,
non scordi il proverbial detto nostrano:
“Fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”.
Nota. L’ispirazione per la poesia è venuta dall’articolo
“Il ritornello dell’ultima chance”, uscito su la Repubblica
del 17 settembre 2014 con la firma di Filippo Ceccarelli
che qui sentitamente si ringrazia.
blog MicroMega, 22 settembre 2014
Renzi: serve un cambiamento violento
Che cos’è il cambiamento violento
ventilato dal noto Statista?
Sarà stata la tenera svista
di un guerriero lanciato al cimento.
Lui sarà forse un po’ narcisista,
alle volte una tromba di vento,
ma è un fanatico del Parlamento
e del dialogo vate ed artista.
È soltanto che quando ha deciso,
vale a dire annunciò la promessa,
poi s’incazza a discutere tanto,
lui che oscilla tra il sobrio e il conciso.
Democrazia è un’arte complessa?
Che ci vuole? Cambiamo l’impianto!
In Italia è in stallo anche la stagnazione
“Siamo in stallo!” ha detto Crozza ieri sera
parodiando il vecchio hit di Alan Sorrenti.
Lui fa ridere e ci manda via contenti,
per un attimo la vedi meno nera.
La realtà però è che in giro ovunque senti
che l’Italia ha un’alitosi da megera,
si tien su soltanto grazie alla pancera
e non mangia perché mancan pure i denti.
Dalla stalla fuori i buoi, resta lo stallo:
“Siamo fermi, non si avanza!” dicon tutti,
siamo un popolo che non si evolve più.
Ecco qui che c’ho un rimedio senza fallo
per dar sfogo almeno ai giovani rampanti:
gestiran l’Ostallo della Gioventù.
Berlusconi: opposizione al PD, costruttiva a Renzi
Dice Toti, che di Silvio è un’escrescenza:
“Noi facciamo opposizione costruttiva
perché noi agiamo solo in prospettiva
per il bene del Paese, con coscienza.
Se il Jobs Act venisse in via definitiva
licenziato mantenendo la sua essenza,
noi faremo pronta azione di supplenza
se il governo da se stesso non ci arriva”.
Mi commuove questo senso dello Stato
che dispensa intorno a sé l’ex Cavaliere
pronto a tender verso Renzi un’altra mano
se il Diritto verrà pure riformato.
Fa Matteo, fondendo il muso col sedere,
tutto quello che tentò già lui, ma invano.
Renzi vuol essere il miele per le multinazionali
Il concetto è molto chiaro, poche palle:
se vogliam far concorrenza ai cinesini
si comincia a lavorare da bambini
e più mobili sarem delle farfalle.
I salari non saranno da aguzzini,
mangeremo più che i buoi dentro le stalle.
Negri e Mori fermeremo a Roncisvalle,
per la gioia dei seguaci di Salvini,
perché, dai, venire a viver da animali
tanto vale far la fame a casa loro.
In compenso, come api sopra il miele
piomberanno qui le multinazionali
e in Italia trionferà l’età dell’oro.
Ciò nel dì che si uniran le parallele.