Francesca Pascale – Canta Napoli!

Berlusconi è fidanzato,
una giovane ha trovato
in tivù a Telecafone,
cultural televisione.

Fondò un club Silvio ci manchi
e cantò, menando i fianchi,
Meno mal che Silvio c’è
in onor dell’ex premier.

Casta e pura di valori,
bella sia dentro che fuori,
di allegria quasi esplosiva,
è da Napoli che arriva.

Corse a Roma quando un mago
la piazzò alla Dolcedrago,
in un ricco appartamento
con piscina. Non contento,

nel Consiglio provinciale
della sua città natale
la installò il settuagenario.
Per la gioia della Lario,

a quel tempo ancor sua sposa,
la portò a Villa Certosa
sul suo personale jet.
Non contento ancor, l’umét

a Francesca disse: “Jamme,
con alcune vecchie fiamme
alla Ue ti porterò!”
Ma la Lario disse: “No!”

Or che Silvio ha divorziato
e con lei si è fidanzato,
vivon come due sposini
riguardandosi i filmini

della giovane educanda.
“Se ti abbassi la mutanda
e un po’ muovi il mandolino –
cantò con far birichino –

fai innalzare l’auditelle…”.
Il padron del Pdl
se lo guarda sconsolato:
l’auditelle non si è alzato!

12 dicembre 2012 Da liberoquotidiano.it Marina sdogana la Pascale: è la fidanzata di Silvio. L’ex soubrette di Telecafone ha studiato dizione e comportamento, si è rifatta gli zigomi e le labbra ed è pronta a fare la “first lady”.

Giovanni Toti – Il delfino spiaggiato

Poiché il rinnovamento ormai s’impone,
arringò Silvio falchi e pitonesse
per fare loro alzar dalle poltrone
le chiappe che da tempo ci hanno messe:

“Con Matteo Renzi i rossi e i democristi
han posto fine a tutti i loro affanni.
Noi pur dobbiamo fare un repulisti,
visto che siam gli stessi da vent’anni.

Per conquistar degli elettori i voti
il nostro salvatore vi presento,
il neo coordinator Giovanni Toti
col quale scaleremo il Parlamento.

E’ un po’ grassoccio, ma col mio supporto
sei, sette chili almeno perderà,
in una beauty farm con me lo porto
e molto dimagrito ne uscirà.

Toti il capo sarà sia del partito
che dell’esercito delle Olgettine
con lo ius primae noctis garantito
e il bunga bunga con le più carine.

Otterrà, oltre al titolo Eccellenza,
poltrona in pelle, mega scrivania
e segretarie di bella presenza
per lui disposte a fare ogni follia”.

In Forza Italia è la rivoluzione:
Brunetta, la Gelmini, la Carfagna
la Santanché, Verdini, Capezzone,
con il caimano piantano la lagna

e il Toti che partì coordinatore,
al sole Berlusconi assai vicino,
apprende dai giornali con orrore
che tutti i giorni scende uno scalino.

Sarà coordinator, ma non da solo,
senza il diritto della prima notte,
poltrona sì, ma di polistirolo,
scelta sulle Olgettine più vecchiotte

e segretaria casta ed infelice.
Secondo giorno, Toti scende ancora:
non più coordinator ma solo vice,
la segretaria di sudore odora,

solo una sedia sotto il deretano,
niente Olgettine alla sua mercé,
la scrivania di senzaquid Alfano
e il bagno personal senza bidè

Il terzo giorno la discesa è atroce:
non è più vice né coordinatore,
ma del partito adesso è il portavoce.
Ha un cellulare solo per tre ore,

per segretaria una ragazza racchia
che tenta di sedurlo tutto il dì,
uno sgabello, la tivù che gracchia
e nemmeno il conforto di un pc.

Il quarto giorno Toti si dispera:
coordinator, ma dei raccattapalle
della gloriosa squadra rossonera,
una vecchietta avvolta in uno scialle

di segretaria svolge le mansioni,
nessuna scrivania, sgabello niente,
ma intorno tante coppe dei campioni
e tante foto con il presidente.

Ed alla fine l’ultimo tormento:
Giovanni Toti già capo tribù
e promotore del rinnovamento
il dog sitter sarà del can Dudù.

25 gennaio 2014 La scalata al potere di Giovanni Toti: in 35 giorni da coordinatore di Forza Italia e delfino di Berlusconi a semplice consigliere.

L’album delle figurime – Proemio

Ritratti in rima, questo l’obiettivo
di un’opera che narra i personaggi
che han fatto di un Paese assai attrattivo
un luogo dell’inferno nei paraggi.

Ho chiesto aiuto, come nel passato,
alla musa Talia, di Zeus figliola,
ma come di Salvini le ho parlato
ammutolì. Tornata alla parola,

mi sussurrò: ”Pazienza Berlusconi
per il quale il mio aiuto ti arrivò,
pazienza Renzi, re dei fanfaroni,
ma se c’è il Capitano dico no,

dovrai fare da solo ogni ritratto”.
Da sol procedo quindi nel narrare:
berlusconismo tardo e putrefatto,
poi Monti e Letta che si dan da fare

saran l’oggetto delle prime rime.
Capitolo secondo, ecco Matteo,
il fiorentino mentitor sublime,
che col suo giglio giunto all’apogeo

il riscatto promette alla Nazione.
Predica, ciancia, mente, si arrabatta
ma per sfasciare la Costituzione
col referendum giunge alla disfatta.

La terza parte col nuovo che avanza
mostra che ahimè non c’è mai fine al peggio.
Di grillini e leghisti l’alleanza,
con Di Maio, Salvini e Casaleggio,

dà una nuova Repubblica, la Terza:
finge Giggin l’addio alla povertà,
ma del Salvini vil sotto la sferza
scompare pur la solidarietà.

Il popolino come sempre abbocca
e trasforma Salvini nel suo mito,
il Pd come sempre si balocca
fra le liti e il mostrarsi il medio dito.

Nemmeno l’ombra del rinnovamento:
c’è chi rimpiange Renzi e Berlusconi,
chi alla Dc erige un monumento.
Io che non son per le rivoluzioni

l’opera dedico ai miei nipoti:
“Perdonate gli errori che abbiam fatto
contro le caste senza terremoti
e prendete il fardello del riscatto”.

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