Mister bulimia

La grande abbuffata post per post.
L’occupazione preferita del nostro vice premier. Documentare minuziosamente i suoi pasti.
(il Fatto Quotidiano, 31 marzo 2019)
Il pane calpestato per cacciare i rom. “Via di qua, dovete morire di fame”.
Roma, nel quartiere di Torre Maura barricate contro l’arrivo di settanta ospiti di un centro di accoglienza.
(la Repubblica, 3 aprile 2019)

Mister bulimia

Uova e bacon. Carbonara.
Fichi. Pane di Pescara.
Un carpaccio olio e limone.
Babà con il mascarpone.

Penne pomodori e spada.
Cacio e pepe. Capponada.
Funghi. Pizza trapanese.
Bagna caoda piemontese.

Arancini col ragù.
Scampi. Speck. Tiramisù.
Vin nebbiolo che zampilla.
Bucatini di Barilla

con ragù Star e barolo.
Di ricotta un buon cannolo.
Il raviolo di burrata.
Una calda cioccolata.

Zuppa pane e moscardini.
Il risotto coi porcini.
Cozze. Pizza di Matera.
Pecorin sardo. Pastiera.

Torta con lo zabaione.
Millefoglie al mascarpone.
Al formaggio le crespelle.
Stracciatelle e puntarelle.

La polenta col brasato.
Il tortino al cioccolato.
I plin alla piemontese.
Trofie al pesto genovese

con un rosso del trentino.
Un sorbetto al mandarino.
Cookiescream e cabernet.
Ceci e vongole. Caffè.

Strascinati di Lucania.
Mozzarella di Campania.
La piadina. La bruschetta.
Un panin con la porchetta.

Agnolotti e sagrantino.
Pasta tonno e pecorino.
Strudel di trentine mele.
Yogurt con melissa e miele.

Di caprino una caciotta.
Spuma sarda di ricotta
coi pistacchi e la cannella.
Birra. Crépe con la Nutella.

Pollo con i peperoni.
I sospiri coi limoni
e il passito calabrese.
Uova fritte. Zuppa inglese.

Pizza cotta in forno a legna.
Culurgiones di Sardegna
con formaggio e pomodoro.
Dolci sardi. No al Pandoro!

Penne burro e parmigiano.
Gnocchi funghi e zafferano
con salsiccia e pecorino.
Un orzotto col caprino.

Riso con la rapa rossa
e con il cacio di fossa.
Di ciambella la frittura.
Burro e pane di Altamura.

Baccalà coi moscardini.
Col prosciutto i tramezzini
presi come aperitivo.
Due bicchier di primitivo

con le sagne del Salento.
Le lumache, piatto lento.
Di piselli la purè.
Di formaggio tarte flambée

con cipolla e con pancetta.
Pasta fresca e formaggetta.
Pan, formaggio e salsa rosa.
Uau, colesterolo a iosa!

Questo è quanto il Capitano
elencò con gusto insano
illustrandoci i suoi pasti
di Instagram battendo i tasti.

Mentre a Torre Maura i fan
stanno calpestando il pan
destinato ai bimbi rom.
Che dir di tal galantuom?

Vice capo del governo
e ministro dell’Interno,
ma dal ministero assente.
Uom dall’ego prorompente

sempre di un nemico a caccia,
meglio se con nera faccia.
Uno che alza il guardo al cielo
mentre sventola il vangelo,

un che giura sul rosario,
ma è un razzista planetario
qual mai più si troverà.
Ma il buon Dio che ci sta a fa’?

blog MicroMega, 8 aprile 2019

La zia di Mubarak

Ritratti. Alberti Casellati. Le tre vite di Elisabetta, la messa in piega della Terza Repubblica.
(il Fatto Quotidiano, 14 ottobre 2018)

La zia di Mubarak

Nel lontan quarantasei,
come dono degli dei
che da allora l’han protetta,
venne al mondo Elisabetta,

quella Alberti Casellati
che a cinquanta anni suonati
è arrivata senza scosse
non sbagliando mai le mosse

da avvocata patavina.
A Natal sempre a Cortina
e d’estate in barca a vela
coi quattrin della clientela,

con sentore di Chanel,
bella casa, due gioiel
come Alvise e Ludovica.
Beltà veneta all’antica,

coniuge di Giambattista
avvocato civilista,
ricca di nomi, cognomi,
cameriere e maggiordomi,

nel certame elettorale,
come il padre, è liberale,
fuma light, drinks margarita.
Questa è la sua prima vita.

Cinquant’anni, ha un tuffo al cuore:
ecco l’unto del Signore!
e l’esperta in Sacra Rota
del caiman divien devota.

Da romantica guerriera
ne difende la carriera:
“Dal dì in cui ci siam trovati
mi son detta: “Ha i connotati

per salvar questa Nazione!
e son scesa nell’agone”.
Casellati è coi molossi
contro i magistrati rossi,

è con Previti e Ghedini,
i berlusconian mastini.
Lotta col massimo slancio:
corruzion, falso in bilancio,

evasion fiscal, tangenti,
sono accuse da dementi
di pm assatanati
contro l’uom che ci ha salvati.

Per vent’anni è in gran fermento:
ben sei volte in Parlamento
del caimano pasionaria,
col bis sottosegretaria,

membro laico al Csm,
sono alcune delle gemme
di una splendida carriera
che la vede madre fiera

di una figlia che, voilà!,
viene assunta da mammà
con retribuzion da neuro
di sessantamila euro.

Quando Silvio è condannato
e cacciato dal Senato
perché è un vero farabutto,
in gramaglie veste il lutto

dopo l’invasion nequizia
del Palazzo di Giustizia,
nel difenderlo agguerrita.
Questa è la seconda vita.

Ora, grazie al Salvimaio,
questa femmina d’acciaio,
che nello scalar non scherza,
alla fin giunge alla terza,

presidente del Senato,
mai successo nel passato.
La signora con gli artigli
viene a più miti consigli

e ritorna moderata,
la sinistra evaporata
ne facilita l’azione:
largo alle famiglie buone,

padre, madre e due figliuoli,
sparo libero ai mariuoli,
chi violenta va castrato
perché non sia più arrapato,

guerra ad omosex e affini,
riapertura dei casini,
no alla pillola abortiva.
Grazie a Elisabetta, evviva!,

scanseremo il patatrac
e l’ex zia di Mubarak
accoppiata a Mattarella
ci farà da sentinella.

blog MicroMega, 17 dicembre 2018

Giovannino a cinque cerchi

Il terrore di Malagò: il potere che tramonta con una pagina. Parabole. Successo, auto di lusso e trame: il capo del Coni – che allerta tutti i politici – si sente defraudato da una norma del governo.
(il Fatto Quotidiano, 20 novembre 2018)

Giovannino a cinque cerchi

Giovannino Malagò,
dei Parioli il Megalò
o Porfirio Rubirosa,
con una reazion furiosa

va all’attacco del governo:
una pagina d’inferno
della legge sul bilancio
l’ha colpito come un gancio.

Scritta nel burocratese
di un travet senza pretese,
gli trafuga il capitale
di una torta colossale,

quattrocento e più milioni,
che da gran capo del Coni
annualmente lui dispensa
ai vassalli giunti a mensa

per dividere il bottino.
A ciascuno un bocconcino:
a carambola, al calcetto
ed al lancio del capretto,

alle bocce e al tiro a volo,
alla caccia all’usignolo,
alla corsa col cilicio
e alla pallaman col micio.

“D’ora in poi – dice Giorgetti –
questi soldi maledetti
li distribuirà il governo
ed il magna magna eterno,

grazie all’Ente che verrà,
finalmente finirà”.
Malagò ha mobilitato
mezzo mondo del passato

del presente e del futuro:
Gianni Letta, imperituro,
i renziani ed i sinistri,
i campioni e gli ex ministri,

Federica Pellegrini,
della destra i galoppini,
per un passo indietro pronto
che gli eviti l’affronto.

Come osano gli infami
sollevar questo tsunami
contro il grande Malagò
che più grande non si può?

Che è la canottieri Aniene
dove va la Roma bene,
trentamila il fee iniziale,
cinquemila quota annuale.

Uno che informava Agnelli
sui roman gossip più belli,
un che vende Maserati
ai sultan degli Emirati,

un che piazza le Ferrari
ai più gran palazzinari,
un che è amico di Parnasi,
l’uomo dello stadio o quasi,

al qual ha raccomandato
della figlia il fidanzato.
Che ha due lauree, è uom di scienza:
una falsa, alla Sapienza,

poi sparita, una chimera
e una a Siena, laurea vera.
Malagò, l’uomo cha ha avuto
tutte quelle cha ha voluto:

mogli, amanti, fidanzate,
filarin, donne sposate,
dalla Falchi alla Gerini,
dalla Bruni alla Marini,

la Bellucci, Flavia Vento,
a contarle più di cento,
latin lover recidivo.
Malagò, grande sportivo,

nuotator, sciator, tennista,
calciator nonché cestista,
pokerista da sfracelli
che spennava Gianni Agnelli

quando con Luca Cordero
gli faceva il culo nero.
Malagò, che è il grande amico
di Matteo, del Letta antico,

di Alemanno e Walterloo,
i campion del fricandò
del potere e della casta.
E gli voglion dire: “Basta,

ci prendiamo il tuo malloppo?”
“No, Giorgetti, questo è troppo,
non ti viene consentito.
Se nessuno ha mosso un dito

per difendere i migranti,
scenderan dal cielo i santi
per salvare Malagò!
E ti cacceran: sciò, sciò!”

blog MicroMega, 3 dicembre 2018

Top