Il Top Gun della Garbatella

Show di Meloni sul caccia con la claque dei bambini.
(la Repubblica, 29 marzo 2023)
Da Renzi a Conte, l’attrazione fatale per il coretto.
(ibidem)

Il Top Gun della Garbatella

A Roma grande festa militare:
con gli aerei, gli avieri e le fanfare
l’Aeronautica compie i suoi cent’anni.
Giorgia Meloni per scordar gli affanni

del suo governo pieno di incapaci
dall’ F35 manda baci
ai pargoletti che col tricolore
le manifestano un grande amore:

“Evviva Giorgia! Evviva la Meloni!”
si alza il coro fra grida e acclamazioni
di una folla impazzita che la invoca
facendole venir la pelle d’oca.

Giocando con la cloche il presidente
continua a mandar baci a quella gente
ed urla ai bimbi: “Da doman vi assumo!”
spandendo del potere il suo profumo.

Quando saprà che è la Fratelli Cervi
la scuola dei bambin chissà che nervi
coi partigian che guastano la festa
a quella che da sempre li detesta.

Infatti le maestre della scuola
si affrettano a spiegare a squarciagola
che i tricolor non li hanno dati loro
né la regia di quel capolavoro

che è stato organizzato dal partito.
C’è puzza di Balilla, di Benito,
di saluti fascisti, di alalà.
L’olio di ricino? Arriverà!

pubblicato su Domani del 31 marzo 2023

L’Italia e la mappa del potere della Draghetta

La strategia. Balneari, Tim, pensioni e trotto. A ciascuno il proprio tavolo. E i ministri stanno in ascolto.
(la Repubblica, 26 gennaio 2023)
Landini: “Ci convocano su tanti temi, tavoli finti dove tutti parlano e nessuno risponde”.
Ma poi decidono in solitudine.
(la Repubblica, 29 gennaio 2023)
La sorella, la segretaria, i sodali, l’irresistibile ascesa dei dieci ultra meloniani.
(la Repubblica, 30 gennaio 2023)

L’Italia e la mappa del potere della Draghetta

Ha dettato la linea la Meloni
al primo incontro dopo le elezioni
a Milano, sul palco Coldiretti
dopo aver degustato sui banchetti

le mozzarelle che le piaccion molto.
“Noi saremo il governo dell’ascolto
e non decideremo mai da soli!
Di tutti quanti rispettiamo i ruoli!”

Da allora sono tanti gli ascoltati
in decine di tavoli approntati
e del governo le specialità
son Dio, Patria, Famiglia e Bla bla bla.

Su tutto un tavolo: sui balneari,
sul trotto, sul galoppo e i cavallari,
sugli industrial che chiedon più incentivi,
sugli operai di lavoro privi,

sulla moda, su Pos e commissioni,
su Tim e telecomunicazioni,
coi gestor delle pompe di benzina,
sull’Ilva, di problemi una fucina,

sul tema sicurezza sul lavoro,
sulle pension che son senza decoro,
sulla neve cha manca agli Appennini
e sugli Uffizi 2 dei fiorentini.

Tavoli di ogni tipo: permanenti,
megagalattici, plurimi ed urgenti.
Non servon per trovare soluzioni
ma per tenere calmi i brontoloni.

Son strumento di pura propaganda
sotto il controllo pien di chi comanda
e dei partecipanti le proposte
contano poco pur se sono toste.

Il capoccion dà la parola, annota,
controlla i tempi, il tavolo pilota,
stringe la man, fa un selfie e poi va via.
Questa è la rituale liturgia.

Non si fan tavoli sulle materie
considerate veramente serie.
Sul bilancio, sul fisco, sui salari,
su giustizia, su spese militari,

sullo spoil system niente caminetti
né crostate alle mele né cornetti
e i ministri benché siano capoccia
han di poter soltanto qualche goccia.

È il club nostalgico della Meloni
il luogo delle vere decisioni:
pochi sodal fedeli alla pulzella,
Sangiuliano, Donzelli, la Roccella,

Delmastro, la Colosimo, Crosetto
e del potere al top il trio perfetto:
Lollo, il cognato, la sorella Arianna
e Giorgia per l’Italia fiamma a manna.

pubblicata su Domani del 7 febbraio 2023

La lunga sequela di dietrofront della Draghetta

Retromarcia su Roma.
(L’Espresso, 15 gennaio 2023)

La lunga sequela di dietrofront della Draghetta

Il governo ha compiuto cento giorni,
sol fumo senza arrosto né contorni,
tante parole, tanti bla bla bla
ma senza trionfalismi e hip hip urrà.

Finita la campagna elettorale,
Giorgia parla con tono colloquiale
senza proclami e conferenze stampa,
senza minacce da missile in rampa.

La premier guarda Ursula in cagnesco
ma poi regala un angelo a Francesco,
fa lo spoil system ma senza machete
ed in poche occasioni arriva a rete.

Mentre sui social dice quel che vuole
evita dei cronisti le tagliole
mettendo in mostra la sua qualità:
far marcia indietro con abilità.

Dei dietrofront è lunga la sequela
e l’aggressività si fa cautela:
all’obbligo del Pos voleva un tetto
ma della Ue accetta poi il verdetto.

Gli euro sessanta a trenta son discesi
per poi sparire all’ultima cosmesi.
Il decreto sui rave da terremoto
è diventato quasi un guscio vuoto

con effetti assai men calamitosi.
Salvato per salvare Piantedosi.
Sui migranti all’inizio fuoco e fiamme
sull’orme del Salvini jamme jamme

ma, con Macron scoppiata la procella,
l’intervento del cauto Mattarella
ha messo in luce ben che non comanda
della Lega la perigliosa banda.

Porti chiusi? Non se ne parla più
ma muoiono i migranti nel mar blu
grazie ai lacci e ai lacciuoli alle Ong
che non son più dei comodi tassì.

Altro gran passo indietro sulle accise.
Giorgia disse parole ben precise
quand’era leader dell’opposizione:
“Se sarò del governo capoccione

le accise calerò sulla benzina!”
Le aumenta invece e dice birichina:
“Lo sconto era a vantaggio degli abbienti!”
La morale su questi arretramenti?

Temevano il pericolo fascista
e ci troviam con una democrista
che la marcia su Roma fa all’indietro.
“Seguitemi se avanzo ma se arretro

uccidetemi!” disse fiero il Duce.
Il popolo italiano è meno truce
e preferisce le buone maniere:
basta un gentile calcio nel sedere.

pubblicata su Domani del 24 gennaio 2023

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