La splendida magion di Claudio Durigon

La maledizione immobiliare del potere, da Scajola a Fini croce e delizia dei politici.
(la Repubblica, 9 luglio 2011)
Il giallo dei pagamenti e il regalo dell’Ugl. Le ombre sulla casa extralusso di Durigon.
(la Repubblica, 4 febbraio 2023)
Così il direttore dell’Enpaia ha comperato la casa dall’Enpaia.
(Domani, 7 febbraio 2023)

La splendida magion di Claudio Durigon

Vial Cortina d’Ampezzo, un vial che incanta,
i metri quadri son cento settanta,
a Roma nel rione Camilluccia
dove soltanto i ricchi hanno la cuccia.

Gran fortuna per Claudio Durigon
comprator di tal splendida magion
dall’ente Enpaia che si prende cura
degli impiegati nella agricoltura.

Per gli inquilin con l’unica virtù
d’essere tali da tre anni o più
c’è uno sconto sul prezzo di mercato:
trenta per cento, un Eden regalato.

Pare che Durigon non sia inquilino
ma solo il fortunato beniamino
di un sindacato, il vero affittuario
che paga la pigione al proprietario.

Da ciò che scrivono molte gazzette
sembra che dal duemila diciassette
quella magion sia la foresteria
che evita a Durigon la lunga via

per ritornare ad Ostia quando a sera
è stanco come un uomo di miniera.
Ventisette chilometri son troppi
per chi ogni giorno per Roma galoppi.

Più che foresteria par la dimora
di Durigon e della sua signora
che il novanta per cento ne ha comprata
poiché l’ente con clausola affrettata

lo sconto ha esteso pure ai conviventi
con Durigon che ride a cento denti.
Supera quella di cinquanta cessi
la puzza del conflitto d’interessi

per la magione della Camilluccia
ma Durigon ghignando fa spalluccia:
“Sono sciocchezze, ho già chiarito tutto!
Querelerò qualunque farabutto

mi accusi di aver fatto marachelle
e allegherò i bonifici a Ugl
degli affitti da me sempre pagati”.
Nell’attesa che vengano mostrati

dal passato riaffiora la memoria
d’altre magioni e della loro storia.
Fu delle case a sbafo caposcuola
di Silvio l’amicon Claudio Scajola

con la famosa casa al Colosseo
pagata per metà da un cireneo.
È storica di Claudio la battuta:
“Qualcun me l’ha pagata a mia insaputa!”

E da allora non fa che camminare
in campagna, in città, sui monti e al mare
domandando a chi incontra sulla via:
“Hai pagato metà di casa mia?”

Poi ci fu l’alloggetto a Montecarlo.
Era di An e fu Fini a donarlo
a Tulliani fratel di Elisabetta
nel nome della massima che detta:

“Tira più la vision sotto una gonna
che di tre o quattro bovi una colonna”.
Aggiungendo Tremonti, Formigoni,
Baffo D’Alema, Walterloo Veltroni,

Lunardi, Polverini e Bertolaso
si può ben dir, facendo i conti a naso,
che gli scroccon di case in Parlamento
son numerosi, più d’un reggimento.

16 febbraio 2023

L’Italia e la mappa del potere della Draghetta

La strategia. Balneari, Tim, pensioni e trotto. A ciascuno il proprio tavolo. E i ministri stanno in ascolto.
(la Repubblica, 26 gennaio 2023)
Landini: “Ci convocano su tanti temi, tavoli finti dove tutti parlano e nessuno risponde”.
Ma poi decidono in solitudine.
(la Repubblica, 29 gennaio 2023)
La sorella, la segretaria, i sodali, l’irresistibile ascesa dei dieci ultra meloniani.
(la Repubblica, 30 gennaio 2023)

L’Italia e la mappa del potere della Draghetta

Ha dettato la linea la Meloni
al primo incontro dopo le elezioni
a Milano, sul palco Coldiretti
dopo aver degustato sui banchetti

le mozzarelle che le piaccion molto.
“Noi saremo il governo dell’ascolto
e non decideremo mai da soli!
Di tutti quanti rispettiamo i ruoli!”

Da allora sono tanti gli ascoltati
in decine di tavoli approntati
e del governo le specialità
son Dio, Patria, Famiglia e Bla bla bla.

Su tutto un tavolo: sui balneari,
sul trotto, sul galoppo e i cavallari,
sugli industrial che chiedon più incentivi,
sugli operai di lavoro privi,

sulla moda, su Pos e commissioni,
su Tim e telecomunicazioni,
coi gestor delle pompe di benzina,
sull’Ilva, di problemi una fucina,

sul tema sicurezza sul lavoro,
sulle pension che son senza decoro,
sulla neve cha manca agli Appennini
e sugli Uffizi 2 dei fiorentini.

Tavoli di ogni tipo: permanenti,
megagalattici, plurimi ed urgenti.
Non servon per trovare soluzioni
ma per tenere calmi i brontoloni.

Son strumento di pura propaganda
sotto il controllo pien di chi comanda
e dei partecipanti le proposte
contano poco pur se sono toste.

Il capoccion dà la parola, annota,
controlla i tempi, il tavolo pilota,
stringe la man, fa un selfie e poi va via.
Questa è la rituale liturgia.

Non si fan tavoli sulle materie
considerate veramente serie.
Sul bilancio, sul fisco, sui salari,
su giustizia, su spese militari,

sullo spoil system niente caminetti
né crostate alle mele né cornetti
e i ministri benché siano capoccia
han di poter soltanto qualche goccia.

È il club nostalgico della Meloni
il luogo delle vere decisioni:
pochi sodal fedeli alla pulzella,
Sangiuliano, Donzelli, la Roccella,

Delmastro, la Colosimo, Crosetto
e del potere al top il trio perfetto:
Lollo, il cognato, la sorella Arianna
e Giorgia per l’Italia fiamma a manna.

pubblicata su Domani del 7 febbraio 2023

Gattopardi a congresso

“Non si torni ai Ds!” I paletti ai candidati dei fu veltroniani.
(il Fatto Quotidiano, 23 dicembre 2022)
I gattopardi si inventano di tutto per un Pd morto.
(il Fatto Quotidiano, 30 dicembre 2022)
Pd, l’ultimo atto di Letta fra orgoglio e lacrime.
(la Repubblica, 22 gennaio 2023)
Il cambio del nome accende lo scontro fra sinistra e riformisti.
(ibidem)
Letta saluta e Bonaccini boccia il nuovo manifesto: “Poca roba”.
(il Fatto Quotidiano, 22 gennaio 2023)
“Pd, via le vecchie facce”. Ma i candidati si dividono sul ritorno dei bersaniani.
(la Repubblica, 23 gennaio 2023)

Gattopardi a congresso

Cambiar senza cambiar…non è un problema
e del Pd il partito ne è l’emblema
da quando nacque quindici anni fa
grazie all’amor fra due calamità:

di Fassino le falci ed i martelli
e i genuflessi del guaglion Rutelli.
L’acqua santa ed il diavolo, si disse,
di certo non daran l’apocalisse

ma i risultati sono a tutti noti.
Spesso al poter pur senza avere i voti,
fra larghe intese e tecnici governi,
fra dieci segretari e cento inferni

per il Pd è arrivato il patatrac:
o si cambia davvero o si fa crac.
È tempo di congresso, di assemblee,
di gazebo, primarie e nuove idee,

ci vuol la nuova carta dei valori
e ottantasette saggi saltan fuori.
I saggi, ben si sa, sparan sentenze
che nel Pd scatenan turbolenze

fra le due solite fazioni in lotta:
c’è chi apprezza ma pur c’è chi borbotta.
A borbottare sono i genuflessi
che avevano i compagni fatti fessi

grazie a Renzi vincendo la partita,
con un blairismo alla ribollita
e la scission dei biechi comunisti.
Ora che i saggi in veste di alchimisti

fanno una nuova carta dei valori
che ritornar fa quelli andati fuori
scoppia un grande casino nel Pd.
“Van ben le novità, ma No al Pc!”

“Stop ai rossi e a un congresso delle abiure!”
“Il Lingotto non merita la scure!”
“Cambiar nom è un pericolo che incombe!”
dei democristi suonano le trombe.

Da sinistra rispondon le campane.
“Il Lingotto son storie ormai lontane!”
“Non vuol cambiar chi invoca le radici!”
“Gli scissionisti tornino da amici!”

“Il fidarsi di Renzi fu un azzardo!”
“Non facciamo un congresso gattopardo!”
La soluzione vien presto trovata:
la carta dei valor testé approvata

non va al posto di quella dell’inizio
ma la completa…torna il vecchio vizio
di non prendere mai le decisioni.
Enrico Letta piange lacrimoni:

“Ritroviamo l’orgoglio questa sera
e dopo il freddo vien la primavera!”
Nessun parla del welfare, dell’ambiente,
sulla giustizia e sul lavoro niente,

silenzio sulla guerra, sulla Nato,
sull’atlantismo a oltranza o moderato,
sui giovani oramai senza speranze,
e sulla lotta alle disuguaglianze,

sul tipo di sviluppo, sui migranti
sull’istruzion, la scuola e gli insegnanti.
Morale? Con l’aiuto delle flebo
arriveranno alfine nei gazebo

dove vivranno gli ultimi casini
con la lotta fra Schlein e Bonaccini,
fra l’illusione e il vincitor renziano.
Quei quindici anni son passati invano.

2 febbraio 2023

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