La storia del Celeste

Alla Cineteca Milano Mic il 2 marzo 2022 è stato presentato un documentario sulla vita di Formigoni.
Da homo tropicalis a galeotto, da galeotto a francescano, da francescano a Eroe della lombarda sanità.
(il Fatto Quotidiano, 19 febbraio 2022 e 3 marzo 2022)

La storia del Celeste

Che è successo al Celeste Formigoni?
Il memor domini molto ha sofferto
i pm lombardi curiosoni
che al lavoro ogni giorno hanno scoperto

viaggi alle Antille, splendide vacanze,
magnifici week end sull’Ad maiora
ove secondo le testimonianze
il motto rispettò Ora et labora

con tanto di tangenti e di rosario.
Hanno scoperto pur che l’uomo pio
con gran rassegnazion sali il Calvario
di imbandigion con ogni ben di Dio

pagate dagli amici generosi
che Roberto non ricambiò giammai.
A Cielle ha spiegato ai suoi tifosi
indossando il cilicio senza lai:

“Guardandomi negli occhi Benedetto
mi disse: “Frega pure tanti sghei
considerato che il Signor mi ha detto:
“Non ci saran condanne ma trofei

con il sistema che lo fa innocente:
a Roberto le ferie nelle Antille
e alla Chiesa una cifra equivalente
a mo’ di tropical otto per mille”.

Nel diciannove giunse la bufera:
per corruzione si beccò il bigotto
un lustro e dieci mesi di galera.
Da memor Domini a galeotto.

Nel ventidue vien già riabilitato
in quasi un’ora di documentario
che diventar lo fa da carcerato
un uom dabbene, quasi un missionario.

Qui scenette di vita quotidiana:
ecco il Celeste che si fa il caffè,
che col pettine i boccoli dipana,
che consulta i giornal sul canapè.

Là i testimoni della sua bontà:
Vittorio Feltri, tale Neva Sbrissa,
Sansonetti, Albertini, Ruth Shammah,
lui stesso che di lodi si subissa:

“Con valenza sociale ho governato,
attento alle famiglie numerose,
dei poveri mi sono preoccupato
e degli anzian cui mancan troppe cose”.

“Son stati tempi di grandi riforme
e grazie a quella della sanità
ottenni un risultato proprio enorme
che nei secoli lustro mi darà:

i poveri ho mandato per le cure
negli ospedal dei ricchi, un gran successo
che vera gloria meritava eppure
in grande povertà io vivo adesso

poiché ogni bene mi hanno pignorato!”
Ed il Celeste che era un galeotto
a un tratto un francescano è diventato.
Di Albertini conclude il pistolotto:

“Quando dei giudici più scrupolosi
correggeranno questo grave sbaglio
di lui sarete tutti voi orgogliosi!”
Un pistolotto? Eppure sembra un raglio.

Vladimiro, addio!

Salvini porta i profughi ucraini “a casa sua”.
(il Fatto Quotidiano, 8 marzo 2022)

Vladimiro, addio!

Quando in febbraio Putin Vladimiro
mette a un tratto l’Ucraina sotto tiro
si affanna per celare l’amicizia
che sbandierò in passato con dovizia.

“Io preferisco Putin all’Europa!”
“Sull’Italia vorrei lanciasse un’opa!”
“Con Putin sempre il buco ha la ciambella!”
“Per mezzo Putin do due Mattarella!”

Sono frasi da far scordare in fretta
come il regalo della statuetta
di Alberto da Giussano a quel titano
e il Savoini a Mosca a cercar grano.

Et voilà, pacifista diventato,
non ha più Vladimiro nominato.
“Sto pensando di andare in Ucraina
per rendere la pace più vicina

e frappormi fra il popolo e le bombe
mentre il pericolo di morte incombe!
Con me la Caritas e Sant’Egidio”.
Di panzane è il normale stillicidio

poiché Matteo vuole di fandonia.
Il sette marzo poi vola in Polonia:
“Ritornerò con vedove e bambini!”
Teresa di Calcutta è ormai Salvini!

8 marzo 2022

Amato e i referendum

Amato e i  referendum     

Detto Sederinodoro,

per Amato fu il lavoro

il dar caccia a ogni sedile.

Un dì fu il Dottor Sottile,

 

 per la peculiarità

 di chi i propri affari fa

surfeggiando fra le leggi

con armonici volteggi.

 

Per lo smisurato ingegno

grazie al quale con l’impegno

arrivò sempre alla meta

lo chiamarono Eta Beta.

 

Uom per tutte le stagioni,

colse tutte le occasioni

per piazzare il suo sedere.

Esordì pro Cavaliere

 

già dai tempi di Bettino

quando, con cervello fino,

evitò coi suoi decreti

la chiusura delle reti

 

decretata dai pretori.

Di Bettin fra i servitori,

si schierò fra i non vedenti

al passar delle tangenti.

 

La carriera di Giuliano

salì come un aeroplano

che al decollo punta in alto.

Finché salto dopo salto,

 

arrivò alle grandi vette.

Al Tesoro si sedette,

andò agli Esteri, all’Interno,

fece il capo del governo,

 

l’Antitrust, l’Aspen, la Ue,

la Consulta fino a che,

per le sue tante poltrone,

di pension la collezione

 

giunse ad euro mille al giorno.

Ed adesso il gran ritorno

che dal Tennis di Orbetello,

quale giudice anzianello

 

 

il campione catapulta

a gran boss della Consulta.

Dove infine, giunto in vetta,

un traguardo ancor lo aspetta:

 

punir la magistratura

dei politici iattura.

Mentre spiega l’agir nuovo:

“Non cerchiamo il pel nell’uovo!”,

 

boccia sia l’eutanasia

che il dolor si porta via

sia la cannabis, la droga

che a mo’ d’eroina aggioga.

 

Solo un pel nelle sei uova

sulla neo giustizia trova,

cinque referendum, troppi,

vanno avanti senza intoppi

 

per colpire i magistrati.

Ben trent’anni son passati

dai dì di Mani pulite

e con un giro di vite

 

la vendetta fredda arriva

dei Mattei fra gli evviva.

Grazie Sederinodoro,

questo è il tuo capolavoro!

27 febbraio 2022

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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