Il Macron del Valdarno

Base x bassezza : 2
(il Fatto Quotidiano, 27 aprile 2018)
La mappa del Pd. Chi vuole cosa in Direzione (saranno sì ma per dire no).
Renzi dà la linea domani in tivù e i renziani elogiano Berlusconi.
(il Fatto Quotidiano, 28 aprile 2018)
Renzi chiude ai 5Stelle. “Incontro sì, alleanza no, scomparirebbe la sinistra”.
(il Fatto Quotidiano, 29 aprile 2018)

Il Macron del Valdarno

Renzi dopo l’insuccesso
del Pd si è sì dimesso
da fallito segretario,
ma è rimasto da sicario

di quel povero partito
dalla botta tramortito.
Un partito ormai ridotto
dal quaranta a quel diciotto

dell’articolo famoso
che mandarono a riposo.
Non contento del disastro,
il toscano giovinastro

da dimissionario finto
guida ancora il caro estinto
al suo misero destino
di minchion sull’Aventino.

Ad avvalorar la tesi
che sia giusta la paresi,
travestito da ciclista,
va facendo il sondaggista,

a Firenze beninteso
per poter restare illeso.
Intervista quei passanti
che lo guardano adoranti:

“Vuoi si vada con Di Maio!”
“No, sarebbe un vero guaio!”
Et voilà, il sondaggio è fatto:
“Ho ragion, nessun contratto!”

Quando fece il patto osceno
col caimano al Nazareno
si guardò ben dal sondare
se la mossa era da fare.

Né ha mai chiesto ai cittadin
se star con la Lorenzin,
con Cicchitto il piduista,
con Verdini sceso in pista

al Pd dando una mano,
o dar gli Esteri ad Alfano.
Quel sondaggio che evitò
molto caro ci costò:

le riforme alla carlona,
il Jobs Act, la Scuola buona,
il terribile cazzotto
all’articolo diciotto,

Sblocca Italia con trivelle,

ladri che evitan le celle,
l’Imu ai ricchi fatta fuori,
i regali agli evasori,

il bis di Napolitano
e l’economia nel guano.
Ovvio, Renzi usa lo stile
e l’ipocrisia sottile

di un antico democristo
(sono falso, dunque esisto):
“Se si incontran le Coree
per scambiar le loro idee,

a un incontro coi grillini
mai diran di no i piddini,
se lo chiede il Quirinale.
Il parlarsi non è il male,

ma un contratto non si fa!”
Sola possibilità:
che Di Maio dica sì
al programma del Pd,

e rinunci al premierato
dopo aver Renzi lodato
per i suoi grandi successi…
e ritorni a pulir cessi.

Detto non in Direzione,
bensì alla televisione
nelle chiacchiere con Fazio,
del Pd facendo strazio.

Ma perché non fa il Macron
e va fuori dai coglion
con il suo magico giglio,
ritraendo il proprio artiglio

dal Pd che, un po’ più unito,
ridiventerà un partito?
Tanto meglio non sarà,
ma più voti prenderà!

blog MicroMega, 8 maggio 2018

I due forni di Di Maio

Berlusconi rifiuta il concorso esterno: ultimo forno Di Maio-Salvini.
(il Fatto Quotidiano, 20 aprile 2018)
Adesso tocca a Fico. Mattarella chiude il forno con la Lega.
(il Fatto Quotidiano, 24 aprile 2018)
Pd, Martina apre ai 5 Stelle e subito i renziani lo linciano.
(il Fatto Quotidiano, 26 aprile 2018)
La mappa del Pd, chi vuole cosa in Direzione (saranno sì ma per dire no).
(il Fatto Quotidiano, 28 aprile 2018)

I due forni di Di Maio

Cinque Stelle primi, in testa
e pertanto, lancia in resta,
il grillin Giggi Di Maio
fa il galletto del pollaio.

Ha capito, molto a stento,
che col trentadue per cento
non può governar da solo,
ma si illude il buon figliolo

di trovar qualche compare
senza un prezzo da pagare.
“Il programma sarà il mio
ed il premier sarò io!”

da cinquanta dì starnazza
in tivù, sul web e in piazza.
Il programma molto ardito
in realtà si è già addolcito

ché così vuole il sistema
a evitare ogni problema
con l’Europa e Mattarella,
con la Nato e Trump brighella.

A trattar con i grillini
primo è l’orrido Salvini
con nessun che fa una piega
ad un Cinque Stelle-Lega,

la rovina del Paese.
Un renzian, anzi, alle prese
con la più bieca vendetta
della cosa si diletta,

fino ad esclamar con scherno:
“Venga in fretta un tal governo
e noi ci divertiremo!”
Sarà masochista o scemo?

Il leghista per fortuna
al grillin chiede la luna
poiché vuole Berlusconi
nella stanza dei bottoni.

Ma Giggino dice: “No,
così in basso non andrò!
Se lo accetto gli elettori
a calcion mi fanno fuori.

Cambio forno sull’istante,
vo’ al Pd, Fico, adelante!”
I due scalan l’Aventino
per trovar qualche piddino

per la firma di un contratto.
Non l’avessero mai fatto!
Il partito è inesistente,
a dirigerlo è un reggente,

nullità senza rimedio.
Molti fanno il dito medio
e li accolgono a sberleffi:
son la gang dei brutti ceffi

che sostiene il fanfarone.
Una smilza opposizione
disponibile all’ingaggio
muta sta, senza il coraggio

di iniziar la trattativa.
All’aspetto sembra viva,
ma in realtà è morta da quando
il toscan prese il comando.

Direzioni ed assemblee
per lanciare nuove idee
ed ignobili renzate
vengon sempre

a evitare votazioni
ed il rischio di scissioni.
Ciascun con la sua masnada
se ne va per la sua

con sorriso celestiale,
ma celando il suo pugnale.
Matteo Renzi ovunque incombe
minacciando le colombe

e annunciando il suo ritorno.
Giggi e Fico, visto il forno,
si son proprio spaventati
ed al Colle son tornati

per parlar con Mattarella:
“Minchia, non c’è maggior iella
che trattar coi due Mattei,
Presidente, faccia lei!”

blog MicroMega, 30 aprile 2018

Il Pd, dal Bomba al Tomba

Pd in freezer: niente governi. Martina fa il segretario findus.
(il Fatto Quotidiano, 12 marzo 2018)
Renzi e il Pd, due partiti divisi e indecisi a tutto.
(il Fatto Quotidiano, 24 marzo 2018)
Il primo giorno degli schiaffi: inizia Re Giorgio, segue Salvini.
(ibidem)
Renzi, le finte dimissioni.
(la Repubblica, 30 marzo 2018)
Gnè gnè.
(il Fatto Quotidiano, 30 marzo 2018)
Rivolta anti-Renzi: “Basta Aventino, vogliamo giocare”.
(ibidem)

Il Pd, dal Bomba al Tomba

Anche Re Napolitano
ce l’ha con il ciarlatano
che il partito ha cancellato.
Dopo averlo coccolato

fin dal tempo degli esordi,
dopo che fu uno dei sordi
che si perse il boom! di Grillo,
finalmente il vecchio arzillo

ha capito come è andata:
Renzi ha preso una mazzata,
meno sette e più per cento
e il partito è in fallimento.

Chi fu per gli amici il Bomba
sarà del Pd la tomba.
Di rampogne lo devasta:
“L’autoesaltazion non basta,

l’elettor non è un minchione
e il bla bla di un fanfarone
non è affatto convincente
quando sta peggio la gente

fra ingiustizie, arretramenti,
social impoverimenti.
La sconfitta che è arrivata
è del tutto meritata”.

Dopo un crollo elettorale
un partito che sia tale
fa un esame di coscienza.
Mette insiem la dirigenza,

va alla caccia degli errori,
ragion ne chiede agli autori,
con la base ne discute
a evitare ricadute,

fa progetti sul futuro
che il doman rendan sicuro,
agli iscritti li propone
e ne ascolta l’opinione,

mette a punto un bel programma
col qual evitare il dramma
di una tragica sconfitta
e riparte a barra dritta.

Ciò non val per il Pd
che il cialtrone demolì.
Dopo le sue dimissioni,
la fake news per i coglioni,

al partito ormai morente
fece eleggere reggente
il suo ex vice Martina,
scolorita figurina,

nullità senza un padrone
che gli dia la direzione.
Direzione stabilita
da chi ha perso la partita

poiché è Renzi che comanda
questa tremebonda banda
di patetici fantasmi
senza idee, senza entusiasmi,

poltronisti smidollati
senza cadreghin lasciati.
Ha un bel predicar Matteo
che ai grillin fa marameo:

“Alle prese con Salvini
voi farete sol casini.
Noi sull’Aventin staremo
e lì ci divertiremo!”

C’è l’opposizione interna
che al sentirlo si costerna:
“Per voler del fanfarone
resterem senza poltrone!”

Il cacciarlo è faticoso
e nessuno è bellicoso
e capace di reagire
al voler del tosco Sire

che, ahimè, tutte le ha fallite.
Ci vorrebbe un meteorite
che spazzasse via il brighella.
C’è di meglio: Mattarella,

presidente miserere
che un governo deve avere:
“Per il ben della Nazione
dividete le poltrone

con Di Maio che ha trionfato,
tutto quanto è perdonato!”
Ogni culo si sistema,
non c’è più nessun problema.

blog MicroMega, 9 aprile 2018

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