Rendering

Piovono pietre. Il progetto meglio del risultato: la vita è tutto un rendering.
(il Fatto Quotidiano, 25 giugno 2015)

Rendering

Sappiam che il rendering mostra il domani
senza brutture e sol con la bellezza,
ma hanno capito ormai gli esseri umani
che dopo il rendering vien la schifezza.

“Il rendering sembrava molto meglio”
è la frase più spesso ripetuta
dai tanti sognatori che al risveglio
scopron che la cambial torna insoluta.

Laddove sta per nascere un quartiere
il rendering ti mostra bimbi lieti,
verde a gogò con le panchine a schiere
ed in fondo i villini fra i roseti.

Ad opera finita vedi, ahimè,
tanto cemento e molto verde in meno,
un bimbo, un can, panchine non ce n’è
e le ville son case, un mondo osceno.

Il rendering di Expo era natura,
acqua a gogò, barchette e naviganti,
orti a perdita d’occhio, agricoltura.
Ora si vedon solo masse urlanti,

strade asfaltate e grandi padiglioni
in una Gardaland ancor più cara,
gli orti son ristoranti da ricconi
e l’acqua è diventata cosa rara.

Del rendering maestro è il ciarlatano
che prende per il culo i cittadini.
Falso in bilancio? Sembra un Giustiniano,
ma poi, quando al giudizio ti avvicini

pensando che il problema sia risolto
e sia tornato il tempo degli onesti,
scopri che il delinquente viene assolto:
la legge ha un buco tale che un Ligresti

ci passerebbe come fosse niente.
Rendering del Jobs Act? Vedi i precari
trasformarsi, da massa sofferente
che vive di lavori saltuari,

senza mutua, vacanze né futuro,
in esercito di lavoratori
dallo stipendio oramai sicuro.
Ma con la legge cosa viene fuori?

Che i precari son sempre tutti lì
e per di più spiati dal padrone
perché non facciano troppa pipì,
senza calo di disoccupazione.

Il rendering di Renzi qual è stato?
Magnifici skyline, lieti domani,
ogni politicante rottamato,
riforme, più diritti a gli italiani,

buona scuola, giustizia, fisco onesto
e la salvezza dell’economia.
Il tutto realizzato molto presto,
più veloce del babbo del messia.

Poi, alla fin della simulazione
ti ritrovi il fenomeno De Luca
che, appena eletto, lascia la Regione
poiché la smargiassata è andata buca.

Che ha un preside padron la buona scuola,
con soldi alle private ed aule a pezzi.
Che avere un fisco onesto resta fola
e l’evasion fiscale non la spezzi.

Che una giustizia giusta ancor non c’è,
ma van sotto processo i magistrati
e va l’economia sì bene che
i nostri debiti sono aumentati.

Il rendering mostrava un bel soggetto
che risolve i problemi a vista d’occhio.
Poi la realtà ci regalò un bulletto
che racconta più balle di Pinocchio.

Nota. Questi versi sono stati ispirati dall’articolo di Alessandro Robecchi, che
qui si ringrazia, “Il progetto meglio del risultato, la vita è tutta un rendering”,
uscito su il Fatto Quotidiano del 25 giugno 2015.

blog MicroMega, 30 giugno 2015

Mala lex, sed lex

Governo diviso sulla giustizia, stop alle norme anticorruzione, lite sul falso in bilancio e prescrizione.
(la Repubblica, 5 marzo 2015)
L’altolà di Palazzo Chigi ad Alfano: “Non può mettersi di traverso”.
E Grasso critica la maggioranza: “Sembra la tela di Penelope”.
(ibidem)
No al Daspo anti-corrotti. Il Pd smentisce Renzi. In Senato Dem e Fi bocciano l’emendamento M5S con la norma promessa più volte dal premier e sulla prescrizione la maggioranza si spacca.
(il Fatto Quotidiano, 5 marzo 2015)
Corruzione, Angelino si stende sui binari.
Il mini-partito di Alfano spara su prescrizione, intercettazioni e falso in bilancio. L’obiettivo è quello di stoppare tutto, in cambio promette fedeltà su Italicum e riforma del Senato.
(il Fatto Quotidiano, 8 marzo 2015)

Mala lex, sed lex

“Adesso riformiamo la Giustizia!”
Quante volte l’ha detto il parolaio
che da un anno ripete la notizia
e più che un premier sembra un pifferaio?

Lo conferma sui quotidiani Orlando,
guardasigilli con maturità:
“L’importante riforma sta arrivando!”,
ma il giorno dopo marcia indietro fa.

Le linee guida giungono in agosto:
“La mettiamo sul web, noi siamo aperti
e non facciamo nulla di nascosto.
Sta per due mesi al vaglio degli esperti”.

Per tutte le riforme sbandierate
dagli esperti han richiesto contributi,
ma poi neppur le virgole han cambiate
e degli esperti se ne son fottuti.

Passa il tempo, la legge perde slancio:
si discute sull’anti corruzione,
sul problema del falso nel bilancio,
sulla durata della prescrizione.

Per i corrotti quanto di galera?
Spinge il Pd per una lunga pena
poiché nel No! dell’alleato spera
per far bella figura, tutta scena.

Il No! di Alfano arriva puntuale
e tutto ricomincia dall’inizio.
Il falso nel bilancio è abituale
da quando Silvio ha consentito il vizio.

E’ tempo di punirlo in tutta fretta,
ma tante simpatie ancor raccoglie
ed ognuno propon la sua ricetta:
“Con soglie percentuali!” “Niente soglie!”

“Con soglie fisse!”e poi di nuovo “Senza!”.
S’innalzano e s’abbassano le pene
a seconda del team di appartenenza.
“Sì, le intercettazioni vanno bene!”

“Neanche per sogno, noi non le vogliamo!”
Qualcun le proporrà nei dì festivi,
qualcun dirà: “D’inverno le facciamo!”
E un altro: “Solo nei tre mesi estivi!”.

Idem succede per la prescrizione:
la vorrebbero tutti lesta assai,
poiché a nessuno piace la prigione,
ed infatti nessuno ci va mai…,

ma nel Pd, di fronte agli elettori
è ben far finta di volerla lunga,
purché in fretta Angelino venga fuori,
anche a nom del Signor del bunga bunga,

col dir: “La prescrizione non si tocca,
la legge di Cirielli vale ancora!”
Ed una volta in più tutto si blocca
e la grande riforma va in malora.

Che fare per calmare gli elettori?
Renzi e Alfano si son solo guardati:
invece di punire i malfattori
fanno una legge contro i magistrati.

L’accordo lo si trova in un momento.
Ciò che a Silvio in vent’anni non riuscì
riesce in fretta al giovane talento:
onore a Matteo Renzi ed al Pd!

blog MicroMega, 9 marzo 2015

Ora e sempre Nazareno!

Ora e sempre Nazareno!

Aveva detto il fanfaron toscano
quando ha firmato il patto al Nazareno
con quel filibustiere del caimano
più o men così: “Italianostaisereno,

val solo per la legge elettorale
ed il Senato delle autonomie,
riforme per le qual sembra essenziale
riunire tutte le furfanterie”.

Da quel momento diavolo e acqua santa
han sviluppato i loro accordi loschi,
di là Verdini che le leggi schianta,
di qua la pavoncella Monna Boschi.

La legge elettorale sta nascendo,
pare un Porcellum dall’ecografia,
ma è travestita da maial stupendo
che un giorno finirà in salumeria

dalla Consulta fatto cotechini.
Sarà il Senato nuovo un’adunata
di cento nominati burattini,
incostituzionale maialata.

Il Nazareno è un pozzo senza fondo,
dopo uno schifo un altro ne vien fuori
di quello precedente ancor più immondo.
Ferma la legge contro i corruttori,

si stoppa quella sulla prescrizione.
Renzi, chirurgo plastico, darà
con la manina al Cavalier birbone
una parvenza di verginità,

ritornerà in politica il messere,
adamantino come l’uomo nero,
in Forza Italia reclutando schiere
di verginelle dal passato austero.

Escon dal Nazareno gli evasori
fra canti, balli, ole e acclamazioni,
continueranno ad ammassar tesori
alla faccia dei poveri coglioni.

Le ciance sul conflitto di interessi
e sullo schifo del falso in bilancio
han con il Nazareno fatto fessi
i tanti illusi ed hanno perso slancio.

L’articolo diciotto è sistemato,
il povero caimano per vent’anni
in tutte le maniere ci ha provato:
bastava un baby, vecchio barbagianni!

Ma Pittibimbo non ha ancor finito
di cedere ai voleri del caimano:
sul Colle non c’è più cul di granito,
ci vuol l’erede di Napolitano.

Col Nazareno al Colle salirà,
col beneplacito del Cavaliere,
un burattin che sempre “Si!” dirà
a chi sul trono lo farà sedere.

A questo punto Renzi abbandonato
da chi lo aveva scelto speranzoso,
rimarrà dai suoi servi circondato,
ma con un gruppo meno numeroso.

Matteo farà una nuova maggioranza
dicendo a Silvio: “Alzati e cammina!”,
del bunga bunga tornerà l’usanza
e Monna Boschi si farà Olgettina.

blog MicroMega, 25 gennaio 2015

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