La vera storia di Porta Pia

19 novembre 2012

Quando la tassa aveva il nome d’Ici
il baciapile Prodi con impegno
i preti e il Vatican rese felici
grazie a un ben progettato marchingegno:

“Il far commercio dentro un santo luogo
consente di evitar qualunque tassa”.
Nel sentirlo l’Europa dette sfogo
a una cazziata: “Italia satanassa,

devon pagar le tasse pure i preti!”
Caduto Prodi, venne Berlusconi
che della Ue dimenticò i decreti
e il Vaticano non privò dei doni.

Poi Monti da Bertone si è recato
e di pagare l’Imu gli ha richiesto:
“Che il far commercio venga infin tassato,
Eminenza, mi sembrerebbe onesto…”.

Il cardinal Bertone, da monello,
con la sinistra man sul destro braccio
rispose con il gesto dell’ombrello:
“Mi scusi, Professor, per il gestaccio,

ma non vogliam pagar nessuna tassa
e dell’Italia proprio ce ne frega.
Da venti secoli facciam man bassa
e l’Imu non paghiam dove si prega”.

Rispose lo stratega bocconiano
con un sorriso e una strizzata d’occhio:
“Ok, per i fratelli in Vaticano
in fretta studierem qualche papocchio

per far pagare l’Imu solo ai fessi,
tener tranquilla della Ue la gente,
fare contenti i tanti genuflessi
e ai preti non spillare proprio niente”.

Bastò modificar qualche statuto,
da tecnici studiar qualche cavillo
per lasciar ciascun prete ben pasciuto
e dell’Imu feral senza l’assillo.

Con la storia siamo incazzati neri
ché sulla breccia ha detto una bugia:
a entrare non son stati i bersaglieri,
furono i preti a uscir da Porta Pia!

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