Il messia con lo smartphone

Matteo, uno, nessuno e (forse) un milione di voti.
(il Fatto Quotidiano, 8 dicembre 2013)
Il trionfo di Renzi: cambio subito il Pd.
(la Repubblica, 9 dicembre 2013)
Renzi, un ciclone da tre milioni. “Adesso sono il vostro Capitano e il tempo degli inciuci è finito”.
(ibidem)
“Oggi è il nostro punto di partenza, tagliamo un miliardo alla politica”.
(ibidem)
Trionfa Renzi, battuti Letta e il Colle.
(il Fatto Quotidiano, 9 dicembre 2013)
Legge elettorale, Renzi contro Alfano: “Non accetto veti da nessuno”.
(la Repubblica, 13 dicembre 2013)
Legge elettorale, Renzi sfida Alfano: “Subito, ma non a colpi di maggioranza”.
(la Repubblica, 19 dicembre 2013)
Lavoro, ecco il piano di Renzi.
(la Repubblica, 22 dicembre 2013)
Ok degli industriali al piano Renzi. Apertura della Cisl, la Cgil dice no: “E’ solo una minestra riscaldata”.
(la Repubblica, 23 dicembre 2013)

Il messia con lo smartphone

Quest’anno è giunto prima di Natale
il messia che fa lieti gli italiani,
Matteo Renzi, campion multimediale
di bla bla, tal che vale due caimani.

Vincente dalla più tenera età,
cominciò fra i boy scout a far carriera
e da allora nessun lo fermerà.
Alla tivù da Mike vinse una sera

quarantotto milion di vecchie lire.
Poi da politico democristiano
fra i popolari cominciò a salire,
come sale al decollo un aeroplano.

Partito da sfigato portaborse,
coordinator fu della Margherita.
Alle primarie provinciali corse
e a mani basse vinse la partita

per far della Provimcia il presidente.
Le primarie per governar Firenze
poco dopo stravinse nuovamente,
causando a Galli gravi sofferenze

da sindaco vincendo le elezioni.
I suoi fedeli ovunque sistemò,
pronto a cacciarli via con due calcioni
come solo un ducetto fare può,

lasciandoli sedotti e abbandonati.
Disinvolto sui suoi finanziamenti,
quelli pubblici ha sempre deprecati,
di tutti i tesorieri fra i lamenti.

La poltrona di sindaco non basta,
pertanto Renzi, sempre più ambizioso,
scese in campo all’attacco della casta
per essere premièr e, baldanzoso,

sfidò Bersani per il premierato.
Sconfitto Renzi, al Pd andò male,
vinse alla Camera, perse al Senato,
mesto avviandosi al funerale.

Il cipollino Renzi, l’ebetino,
\ copyright Grillo, scese dal Calvario
e subito riprese a far casino
per fare il candidato segretario.

Fra un fiorir di battute manigolde
e una pioggia di slogan guastafeste,
fra una ricca sequenza di Leopolde
e una rottamazion di tante teste,

Renzi venne segretario incoronato
da quasi tre milioni di votanti.
L’uomo dallo smartphòne incorporato
se non a tutti , fa paura a tanti.

“la legge elettoral va presto fatta
anche con Beppe Grillo e Berlusconi.
Coi sindacati il mio Pd non tratta
ed io son già d’accordo coi padroni.

L’indulto e l’amnistia non si faranno.
La legge Bossi-Fini sparirà.
Le coppie d’ogni tipo presto avranno
un contratto che le proteggerà.

La casta perderà un miliardo almeno.
Finanziamento pubblico abolito.
Stop al Senato in un battibaleno.
Ed agli inciuci: No!, guardate il dito!”

Non si sa se sian balle o cose vere,
certo che sembra tanto a Berlusconi
quando, per evitare le galere,
scese in campo arringando i creduloni.

Con quel che dice la stabilità
non sembra più una valida ricetta
ed il popolo presto voterà
per dir: “Bye, bye!” al nipotino Letta.

Quel che è certo è che al Re partenopeo,
per timor che l’azion si faccia seria.
piacerebbe spedir Renzi Matteo
dove Stalin spediva: in Siberia!

l’Universale, 13 gennaio 2014

In cauda venenum

Alfano sfida Berlusconi, scissione Pdl.
(la Repubblica, 2 ottobre 2013)
Giovanardi battezza la fronda dei quaranta. “Sarà durissima, ma prima c’è il paese”.
(ibidem)
Napolitano: fare chiarezza piena.
(ibidem)
Montezemolo chiama i moderati. “Basta con l’irresponsabilità, mostrate lealtà verso il paese”.
(ibidem)
Esplode l’inciucio.
(il Fatto Quotidiano, 2 ottobre 2013)
Spartacus Alfano e la rivolta degli schiavi.
(ibidem)
Dal Celeste a Scilipoti, via dalla nave che affonda.
(ibidem)
Il giorno di Letta. “Avanti col Pdl senza Berlusconi”.
(ibidem)
Berlusconi sconfitto vota sì al governo. I cortigiani (forse) si mettono in proprio.
(il Fatto Quotidiano.it, 3 ottobre 2013)

In cauda venenum

Col regista al Quirinale
che con mano magistrale
e presidenzial virtù
guida Letta, il suo Dudù,

il più ormai sembrava fatto,
col campione del ricatto
diventato minoranza
pronto per la sorveglianza.

Con il quid recuperato
Angelino si è trovato
nella posizion di Bruto
con il braccio risoluto

a vibrare il colpo infame.
Il politico ciarpame
dei servil voltagabbana
già intonava il suo peana:

“Larghe intese un po’ più strette,
con le solite ricette:
equità, stabilità,
soldi solo a chi ne ha già

e per gli altri sacrifici
coi conforti pontifici,
maggior disoccupazione
ed iniqua tassazione.

Per il ben di tutti quanti
con l’inciucio sempre avanti,
è l’Europa che lo chiede!”
Giovanardi, uom di fede

ma da Giuda travestito,
se ne andava dal partito
che ad un tratto non lo incanta,
annunciando: “Siam quaranta!”

Formigoni, memor dei,
col soffiar degli alisei
per la traversata buoni,
ciao faceva a Berlusconi.

Per il suo nuovo tragitto
si avviava anche Cicchitto
verso il Cavaliere vile
per la caccia ad un sedile.

Montezemolo gioiva:
“La moderazione arriva
e, da vero riformista
liberale, torno in pista!”

Scelta Civica, in subbuglio
per il venticinque luglio,
era con Casini e Monti
pronta a costruire ponti

alla gang dei migratori,
con sorrisi incantatori:
“Se anche voi venite qui,
rifaremo la Dc!”

Epifani non capiva
che, se un nuovo centro arriva,
il Pd si ridurrà
pressapoco alla metà.

Anche Scilipoti , infine,
al tradir piuttosto incline,
biascicava il suo bla bla:
“Contuinuons notre combat!”

A seguire il funerale
del ben noto criminale
eran tutti quanti pronti,
ma, ahimè, senza fare i conti

con la sua gran fantasia:
“E’ il migliore che ci sia
per il bene del Paese
il governo a larghe intese.

Noi gli diamo la fiducia!”
Sul traguardo tutti brucia
il ducetto di provincia.
Da doman si ricomincia.

5 ottobre 2013

Inciucio, ergo sum

Partito decaduto, va in scena il reality delle mummie.
(il Fatto Quotidiano, 21 settembre 2013)
Caos Pd, salta l’accordo sulle regole. E Renzi va all’attacco di Letta: “Se sforiamo il 3% la colpa è sua”.
(la Repubblica, 22 settembre 2013)
Guerriglia continua. Pd, salta l’accordo, primarie a rischio.
(il Fatto Quotidiano, 22 settembre 2013)
Renzi accusa: vogliono rinviare il congresso. E attacca ancora Letta: “Nel Pd nomenklatura rancorosa”.
Epifani: dibattito indegno.
(la Repubblica, 23 settembre 2013)
Pd, Renzi torna rottamatore. “Fate le regole, poi chiamate”.
(il Fatto Quotidiano, 23 settembre 2013)

Inciucio, ergo sum

Sconfinate praterie
s’apron alle strategie
del Pd, team che, purtroppo,
corre peggio di uno zoppo.

L’avversario è a terra, prono,
di trincee non ce ne sono,
neanche l’ombra di soldati,
di cannoni e carri armati.

Tutto è ormai senza difesa
nella rassegnata attesa
che decada il signorotto
per la legge galeotto.

Colui che, per ben vent’anni,
con ricatti, truffe e inganni
ha stuprato le coscienze
e insozzato le innocenze

di una massa pecorile,
che vuol soldi ed un sedile.
Nella desolata piana
ploton di voltagabbana

vanno in cerca di un padrone
che lor dia nuove poltrone.
Col nemico ch’è al collasso
basterebbe fare un passo,

ovviamente tutti uniti,
coordinati ed agguerriti
per riconquistar l’impero,
con Mameli e Va pensiero.

Ma il Pd, come si sa,
passi avanti non ne fa,
tanto meno tutti insieme,
poiché l’unità è una speme.

Quattro mesi di battaglie,
di litigi, di schermaglie
sul congresso e le primarie,
sulle norme statutarie.

Son decine le correnti
e ciascun dei dirigenti
con la sua si dà da fare
per far sì che a un lupanare

sembri il misero partito.
C’è Bersani, incarognito,
Bindi, oracolo toscano,
Matteo Renzi, neo caimano,

Baffo, Cuperlo, Fioroni,
Letta, i Turchi, Gentiloni,
Epifani e Franceschini.
Fra mozion, trucchi, pizzini

direzioni, comitati,
assemblee degli sfigati,
delle mummie il mausoleo
vuole giubilar Matteo,

boia degli anziani fusi
e speranza degli illusi
che non hanno ancor compreso
quanto sia di scarso peso,

parolaio e velleitario
l’aspirante segretario,
nonché, poi, primo ministro,
un boy scout falso sinistro

Ma una cosa va pur detta:
al Pd vien la caghetta
al pensar che il Cavaliere
ormai stia per decadere.

Ha il timore di mostrare
ch’è più facile inciuciare
che far un governo vero.
E, da sempre prigioniero

delle sue mille fazioni,
solo grazie a Berlusconi
è un partito, demenziale.
Come piace al Quirinale.

blog MicroMega, 25 settembre 2013

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