L’antifascista della Garbatella

25 aprile. Passata la festa, passata la retorica.
(il Fatto Quotidiano, 28 aprile 2023)
Fasci & Meloni: do ragione a Scarpinato e non a Conte.
(ibidem)
Abiure sul duce? Meglio chiedere di abolire i condoni e altre vergogne.
(il Fatto Quotidiano, 29 aprile 2023)

L’antifascista della Garbatella

Il desiderio par d’ogni cronista
a Giorgia chiedere se è antifascista,
ma sembra una domanda senza senso
a chi a ragionare sia propenso.

A parte che potrebbe far le corna
mentre giurando una bugia ti sforna
o biascicare un non a bassa voce
o dire giuro con le dita in croce,

la risposta non sono i bla bla bla
ma la politica che Giorgia fa.
Perciò della Meloni è una bugia
dire che sono senza nostalgia

per qualsivoglia forma di fascismo.
Non siamo qui per far dell’umorismo.
Non si tratta del busto di Benito
con amor da La Russa custodito,

dei saluti roman dei camerati
oppur dei monumenti dedicati
a illustri personaggi alla Graziani
che tanto gas ha dato agli africani.

Ma dei repubblichin che hanno fondato
quel Msi da sempre amato,
di Rauti ed Almirante, i due campioni
magnificati per le loro azioni,

di sintonia con le destre estreme
grazie alle quali affrontare insieme
lotta ai migranti, denatalità
e la difesa dell’identità.

Le soluzion polacche ed ungheresi
considerate sono come arnesi
per un riarmo sempre più perverso,
per il disprezzo contro ogni diverso,

per la Costituzion da demolire,
per i civil diritti da inibire,
per le battaglie contro i magistrati,
per i blocchi navali e i muri alzati.

Antifascista è parola grossa
che richiede una visita a Canossa
con relativa presa di coscienza.
Non certo l’ “Ora e sempre reticenza”.

Carlo Cornaglia

Matteo Renzi viaggiatore

ANSA 7 febbraio 2022 Renzi: “Italia viva c’è e ci sarà. Tutto ciò che andremo a fare lo faremo dal basso macinando chilometri di strada col camper, esattamente come dieci anni fa”.

Matteo Renzi viaggiatore

Parla il Bomba: “Italia viva
c’è, dovunque. Parte e arriva.
Grazie a me che sono un asso
noi ci muoverem dal basso

i chilometri bruciando
poiché solo accelerando
con il camper per la strada
al comun bene si bada.

Come fu dieci anni fa”.
Un ricordo? Eccolo qua.
Anno tredici, andò in pista
a settembre da statista.

“Ve lo annuncio ufficialmente:
correrò da presidente
del Consiglio del Paese,
la più bella delle imprese!”

Un gran camper con impresso
il suo slogan: Renzi, adesso!
fu sua camera da letto,
salottino, gabinetto,

set per il cerimoniale
e quartiere generale.
L’uomo cui il bla bla non manca
viaggiò con camicia bianca,

sempre neri i pantaloni.
Slogan, video, citazioni.
“Noi abbiamo un elemento
che ci salva: un gran talento”.

“Se investiam sui territori
c’è un doman da vincitori
e se ci adeguiamo al mondo
evitiam di andare a fondo!”

Chi sembrò un astro nascente
dopo un lustro solamente
crollò in un secondo viaggio
che si scorda il tosco paggio.

Roma, ottobre diciassette.
Partì il treno che connette
Matteo Renzi con la ggente.
“Voi parlate, io tengo a mente

anche se chiedete molto.
Questo è il treno dell’ascolto”.
Così disse il fanfarone
al via del capostazione

che da Roma Tiburtina
sui binari lo incammina
col suo pieno di panzane.
Dopo sol due settimane

dal promozionale lancio
arrivò il primo bilancio.
Umbria, Marche, Abruzzi, Lazio,
a ogni arrivo fu uno strazio:

sibili, contestazioni,
strepiti, maledizioni.
“Ecco quello che promette!
Dove sono le casette?”

chiesero i terremotati
come sempre infinocchiati.
Nelle Puglie stessa cosa.
“Buffon!” e “Vergogna!” a iosa,

anatemi, urla, tumulti,
buh, pernacchie, fischi, insulti
fra i gasdotti e le trivelle,
fra i veleni e le xilelle.

Finché a Pestum per difesa
fuggì nientemen che in chiesa
a tenere un’omelia.
Da quel giorno l’ex messia

viaggiò senza dir la meta
né un orario e ben segreta
tenne ovunque la fermata.
Quando con la sua brigata

in stazione si fermò
mai nessuno vi trovò,
rinunciando sì ai saluti
ma evitando almen gli sputi.

Un consiglio al fanfarone.
“Non più camper né vagone,
vola dal tuo Bin Salman
e fai lieti gli italian!”

Pubblicato su “Domani” del 15 febbraio 2022

Amarcord parte seconda, Del Turco

La volpe perde il pelo ma non il vitalizio

Del Turco in cella d’isolamento. “Ma almeno datemi i miei libri”.
(la Repubblica, 16 luglio 2008)
Del Turco: “Oggi chiarirò tutto ai giudici”.
Il gip: guidava un’associazione a delinquere.
(la Repubblica, 17 luglio 2008)

Parla l’elemosiniere,
Angelini, il timoniere
della sanità privata
e una storia ha raccontata

sulla leadership d’Abruzzo.
Dai verbali emana un puzzo,
pare quello di Ottaviano:
concussion, mazzette in mano

e associati delinquenti.
Premettiam: sono innocenti,
oggi e fino al terzo grado,
inquisiti, parentado,

portaborse ed assessori,
lacché ed amministratori,
ma il sol leggere i verbali
fa ruotare i genitali:

“Di’, fratello, quante volte?”
“Diciannove…” “Sono molte
e…per renderli contenti
dove hai fatto i versamenti?”

“In cucina, in libreria,
un dì fu in pasticceria,
se ricordo, a Chieti scalo.
Altri dì feci il regalo

nelle sedi della giunta,
una volta a un uom di punta
del Pd, a Francavilla,
dove lui tiene una villa,

a Pescara, a Collelongo,
dove chiedono…li pongo.
Dall’arrivo del Pd
dissi diciannove sì,

sei milioni m’hanno munto,
ma, arrivato a questo punto,
i coglioni mi hanno rotto,
dico tutto e me ne fotto…”

Non sappiam se è tutto vero,
ma Del Turco prigioniero
ed in carcere piangente
è una cosa sconvolgente.

18 luglio 2008

ripubblicato su blog di MicroMega il 26 aprile 2021

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