Il Pd si spacca sulle primarie. Epifani: no al segretario premier. Renzi e i giovani turchi in rivolta.
(la Repubblica, 27 luglio 2013)
Renzi tira dritto sul congresso. “Non c’è niente da cambiare”. Epifani tenta l’ultima mediazione.
(la Repubblica, 28 luglio 2013)
Altro che Reggente, un Epifani è per sempre. “Ci vuole un segretario generale”.
Guglielmo si dichiara a termine, ma si vede alla guida del partito. Letta, Franceschini e Bersani ci sperano.
(il Fatto Quotidiano, 28 luglio 2013)
Il Pd adesso rischia lo scontro finale, ma Epifani blocca la conta interna.
“E’ possibile rinviare la direzione”.
(la Repubblica, 29 luglio 2013)
Primarie aperte per non chiudere il Pd.
(ibidem)
Epifania d’un segretario
Renzi certo non è il meglio,
poiché sembra troppo sveglio,
egocentrico e arrivista.
Gioca al Piccolo statista
con la piena convinzione
d’esser non un chiacchierone
del suo ego prigioniero,
ma un perfetto condottiero,
il migliore che ci sia.
Per reazion l’oligarchia
con il cul sulla cadrega
il via libera gli nega.
Pierluigi e Franceschini
ogni dì studian casini
per far buio il suo domani
con l’aiuto di Epifani
e l’ipocrisia di Enrico,
il qual gli si dice amico
mentre cela quel pugnale
che gli ha dato il Quirinale.
“Non è un premier necessario,
stiam cercando un segretario
che va scelto dagli iscritti.
Gli elettor debbon star zitti!”
“Ma negli anni ormai lontani,
per Veltroni e per Bersani
furon le primarie aperte…”
“Altri tempi, che scoperte!
Per il bene del Paese
ora abbiam le larghe intese
e se Renzi sale in vetta
poi vorrà far fuori Letta,
come fece Walterloo
quando Prodi eliminò,
con un pronto funerale.
Con Re Giorgio al Quirinale
Renzi al vertice è un’offesa,
la democrazia è sospesa.
Letta sempre sia lodato”.
Il Pd è paralizzato:
nomina le commissioni,
convoca le direzioni,
le convocazioni annulla,
con le norme si trastulla
con fa e disfa quotidiani.
Per fortuna c’è Epifani:
che all’esitazion si aggrappa,
che non rompe, che non strappa,
smussa, media, avverte, smonta,
non si arrabbia, non si adonta,
campion di detto e non detto,
con il piccolo difetto
di non combinare niente.
Segretario? “No, reggente.
Del partito mi interesso
fino al prossimo congresso,
pronto a fare un passo indré!”
Farà come Giorgio Re,
poi rieletto fior del mazzo
sol per non cambiare un cazzo.
Fatto fuori il fiorentino,
sarà il solito casino:
giovani contro gli anziani,
turchi contro dalemiani,
sezion contro l’oratorio,
centro contro territorio,
teodem contro gli anticristi,
popolar contro ulivisti.
La battaglia Renzi-Letta
è la sintesi perfetta
della storia del Pd:
del disastro l’abbiccì.
29 luglio 2013